TEHERAN GIUSTIZIERA' IN SEGRETO
La decisione dopo le proteste internazionali. Ma quest´anno già 28 gli impiccati
giovedì 31 gennaio 2008; di GIAMPAOLO CADALANU (la Repubblica), da Gaynews.
La pena di morte va bene, ma esibirla troppo può creare imbarazzo: è la scelta politica dell´Iran, annunciata dall´ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, responsabile della Giustizia per la repubblica islamica. Le esecuzioni pubbliche verranno «ridotte al minimo»: è una decisione che arriva alla fine di un anno dedicato a una campagna sulla "sicurezza pubblica" e denso di impiccagioni in piazza (poco meno di 300 nel 2007). Un periodo di pugno di ferro, servito forse a sgombrare il campo da ogni ipotesi di "ammorbidimento" da parte di Teheran, ma che ha anche contribuito a rendere il regime ancora più isolato, in uno stillicidio di proteste di altri paesi e organizzazioni per i diritti umani.
Naturalmente il lavoro del boia proseguirà, anche se discosto dagli occhi delle folle: le esecuzioni avverranno nelle carceri. I condannati saranno giustiziati in pubblico «solo nei casi approvati dal capo dell´apparato giudiziario, sulla base di esigenze di carattere sociale», ha sottolineato Shahrudi, insistendo sull´idea che le impiccagioni pubbliche abbiano un ruolo «educativo». Fino ad adesso la decisione di giustiziare in pubblico i condannati era lasciata al presidente del tribunale giudicante. L´esecuzione pubblica resterà dunque per i casi in cui l´apparato giudiziario ritenga sia necessaria per rassicurare le comunità scosse da crimini di particolare natura, omicidi o stupri in serie. Nella stessa logica rientra anche il divieto per giornali e tv, sottolineato dall´ayatollah, di pubblicare immagini e fotografie delle esecuzioni. «Le esecuzioni non devono creare tensioni psicologiche per la società», ha detto l´ayatollah, senza approfondire il concetto. Non è ben chiaro che cosa avverrà nel caso di condanna alla lapidazione, ancora prevista per il reato di adulterio, e che ovviamente prevede la partecipazione della folla.
Nel solo 2008 sono state 28 le persone giustiziate in Iran: la maggior parte pubblicamente. La procedura, esercitata ancora il 28 gennaio ad Arak su due uomini condannati per stupro e omicidio, prevede che ai condannati venga messo un cappio e che poi siano sollevati da una gru. La legge islamica adottata in Iran impone la pena capitale a reati come l´omicidio, la rapina a mano armata, il traffico di droga, la violenza sessuale, l´apostasia, l´adulterio e la "sodomia". In quest´ultima categoria sono compresi i rapporti fra omosessuali consenzienti.
Intanto il regime di Teheran sembra sempre meno disponibile ad «aperture» sul tema del nucleare: secondo il presidente Mahmud Ahmadinejad l´Iran «sta raggiungendo la vetta della tecnologia nucleare» e «non arretrerà nemmeno di un passo» di fronte alle pressioni della comunità internazionale, che gli chiede di sospendere l´arricchimento dell´uranio. Il presidente ha anche rinnovato i suoi moniti allo Stato ebraico, chiedendo che l´Occidente riconosca «il collasso imminente» di Israele. «Smettete di sostenere i sionisti, quel regime ha raggiunto la sua fase finale e il suo collasso è imminente», ha detto Ahmadinejad.
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