martedì 18 dicembre 2007

Razzisti allo sbaraglio - 2




CITTÀ DEL VATICANO - «Sono contento che sia andata così, perché l´istituzione del registro sulle unioni di fatto a Roma, come altrove, sarebbe stata una autentica forzatura».
Non nasconde la propria soddisfazione l´arcivescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia per la vita, tra i più stretti collaboratori di Benedetto XVI in materia di bioetica e di politiche familiari. Quando apprende - al telefono - l´esito del voto del consiglio comunale di Roma, ma anche del nuovo flop che ha fatto registrare la manifestazione di radicali e partiti dell´estrema sinistra a favore delle unioni di fatto organizzata ieri sera in piazza del Campidoglio, l´arcivescovo commenta senza esitazioni: «E´ un voto che rispecchia in pieno i sentimenti che la stragrande maggioranza degli italiani e degli stessi romani nutrono verso la famiglia tradizionale formata dall´unione tra un uomo ed una donna. Peccato che tematiche così delicate siano diventate ostaggio di determinate ideologie. Ma per fortuna alla fine il buon senso prevale sempre».

-Monsignor Elio Sgreccia, ma lei era proprio convinto che dall´aula del Campidoglio sarebbe uscito un nulla di fatto?

«E´ indubbio che il voto di ieri sera era molto atteso. Ma poi è stata la stessa politica a prendere atto che portando avanti certe istanze non si va da nessuna parte. E sono proprio contento nel vedere come il Consiglio comunale di Roma si è espresso».

-Che sorta di pericoli per la famiglia potevano celarsi dietro un voto favorevole al registro sulle coppie di fatto?

«Più che di pericoli, parlerei di forzature che si sarebbero potuto operare attraverso la legalizzazione delle unioni di fatto con un voto amministrativo. Specialmente per una città come Roma, dove un sì ai registri avrebbe dato una inevitabile spallata alla famiglia tradizionale contro la maggioranza degli italiani e il buon senso di milioni e milioni di concittadini».

-Non si può però negare che non sono poche le persone, di differenti orientamenti sessuali, che potrebbero essere in fondo aiutate con questi registri. Non crede?

«Le unioni di fatto sono situazioni sopportate nella maggioranza dei casi per tanti motivi. Penso, ad esempio, alla mancanza di lavoro, di abitazioni, di stabilità socio-affettive. Ma sono gli stessi interessati che, appena superati questi problemi, preferiscono regolarizzare la loro posizione con il matrimonio civile o religioso. Nella mia esperienza pastorale tante volte ho seguito situazioni simili. Ecco perché istituire dei registri per le unioni di fatto sarebbe stato un gesto contrario al sentire dell´opinione pubblica. Va invece preso atto che ci sono persone che vivono in particolari situazioni o tendenze che vanno aiutate, ma senza guerre o barriere ideologiche».

-Ma come vanno aiutate, ad esempio, le coppie omosessuali se viene loro negato un mezzo istituzionale come i registri comunali che pianifichino diritti e doveri?

«Le coppie di fatto vanno aiutate a superare le loro momentanee difficoltà per accompagnarle al matrimonio. Chi ha particolari tendenze sessuali, come gli omosessuali, non va discriminato, ma aiutato con interventi di tipo psicologico e con terapie adeguate. Sempre nella discrezionalità e nell´accoglienza, e soprattutto senza battaglie ideologiche, perché i primi a pagarne le conseguenze sono i diretti interessati».

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A parte che dallo psicologo ci può andare eventualmente lui, che 'ignora' il fatto che da tempo l'omosessualità è stata derubricata dalla OMS come malattia, ma non uno, non uno solo di questi catto-fascist-reazionari che abbia finora spiegato, dimostrando il rapporto causa-effetto nei dettagli, in quale modo l'eventuale approvazione di una legge sulle unioni civili, omo ed etero, possa minare "l'istituto della famiglia tradizionale".
Razzisti, nulla di più!

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