Sit In in memoria di Alfredo Ormando
Roma, domenica 13 gennaio - Piazza Pio XII ore 14.00
Alfredo Ormando, era nato a San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, il 15 dicembre del 1958, da padre e madre analfabeti, operai di origini contadine, in una famiglia di otto figli, in condizioni economiche assai modeste se non disagiate.
Orfano di padre, nella sua irrequieta fanciullezza e adolescenza non ha mai seguito studi regolari. Rinchiuso, ancora minorenne, in un centro di rieducazione, consegue la licenza media a vent´anni come privatista, la maturità magistrale nel 1993 all´età di 35 anni.
Frattanto sperimenta la precarietà e la disoccupazione, trovandosi più volte disperatamente in mezzo ad una strada.
Trascorre due anni in seminario, in preda a una crisi mistica, esperienza dopo la quale matura una diversa concezione del mondo.
Coltiva, però, la passione per la scrittura. Che ben presto si trasforma nell’obiettivo della sua esistenza: rendere tramite i suoi scritti emozioni e contraddizioni di tutto ciò che lo circonda.
Le case editrici, tuttavia, rifiutano ostinatamente di pubblicare i suoi romanzi (una Trilogia autobiografica, composta da Il Dubbio, L´Escluso, e Sotto il cielo d´Urano), le fiabe, i racconti.
Con grandi sacrifici economici e solo grazie all´aiuto della madre ultraottantenne, che gode di una pensione sociale, Ormando pubblica, a sue spese, nel 1995, il romanzo breve Il Fratacchione e, nel ´97, cinque dei suoi racconti in una rivista da lui creata dal titolo I Miserabili.
Nel dicembre 1997 indirizza questa lettera a un amico di Reggio Emilia:
Palermo, Natale 1997.
Caro Adriano, quest’anno non sento più il Natale, mi è indifferente come tutte le cose; non c’è nulla che riesca a richiamarmi alla vita.
I miei preparativi per il suicidio procedono inesorabilmente; sento che questo è il mio destino, l’ho sempre saputo e mai accettato, ma questo destino tragico è là ad aspettarmi con una certosina pazienza che ha dell’incredibile.
Non sono riuscito a sottrarmi a quest’idea di morte, sento che non posso evitarlo, tantomeno far finta di vivere e progettare un futuro che non avrò; il mio futuro non sarà altro che la prosecuzione del presente.
Vivo con la consapevolezza di chi sta per lasciare la vita terrena e ciò non mi fa orrore, anzi!, non vedo l’ora di porre fine ai miei giorni; penseranno che sia un pazzo perché ho deciso Piazza San Pietro per darmi fuoco, mentre potevo farlo anche a Palermo.
Spero che capiranno il messaggio che voglio dare; è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità è sua figlia.
Alfredo
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