venerdì 18 gennaio 2008

Libertà di parola - 2



Impossibile non tornare un attimo ancora sulla mancata visita del Papa alla sapienza; la macchina della propaganda clericale gira al massimo e toccherà il suo culmine domenica a Piazza S. Pietro, dove Ruini ha chiamato a raccolta le pecorelle a sostegno di sua santità. E' mostruosa la mistificazione in atto, perché nessuno ha impedito al sant'uomo di entrare alla Sapienza, è stato lui -con un gesto politico ben studiato- a rinunciare, perché si sa, il vittimismo "rende" più che subire delle contestazioni. Oggi ho provato un moto di sdegno nel vedere come ieri le truppe cammellate del pontefice (che ha armato tutti i suoi fedeli, di fatto) dentro la Sapienza, e cioé gli studenti di Comunione e Liberazione, si siano presentati alla cerimonia di inaugurazione imbavagliati in nome della Laicità. In un loro comunicato spiegano che:
Come cittadini e come cattolici siamo indignati per quanto avvenuto e siamo addolorati per Benedetto XVI, a cui ci sentiamo ancora più legati, riconoscendo in lui il difensore – in forza della sua fede – della ragione e della libertà.


Ho quasi vomitato: questi qua son laici solo quando gli fa comodo, chissà se alla prossima plateale ingerenza papale negli affari interni di uno Stato estero (l'Italia) si imbavaglieranno ancora...
Da
EPolis riporto un paio di articoli di gente che sa scrivere molto meglio di me, e che condivido in pieno.

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Noi, nuovi eretici dell'era globale
Patrizio Dimitri docente di genetica all'università La Sapienza http://salvarelaricerca.blogspot.com

Scrivo da una Sapienza blindata, circondata dalla polizia, strade limitrofe chiuse, accesso limitato al personale, un clima da colpo di Stato. La lettera inviata al Rettore da alcuni colleghi della Facoltà di Scienze che mettevano in dicussione la presenza del Papa all’inaugurazione dell’anno accademico della Sapienza, è stata strumentalizzata scatenando una crociata mediatica senza precedenti che ha eliminato le voci fuori dal coro. Il pontefice “martire” ha scelto di non partecipare all’evento e.... apriti cielo: un partito trasversale di politici e giornalisti vomita livore antiscientifico e al grido di “il Papa non si discute si ama”, vuole mandare al rogo i firmatari della lettera. Gasparri di An chiede epurazioni, forse anche purghe o deportazioni. «Gesto di intolleranza e paura», enfatizza Ezio Mauro su Repubblica. Napolitano parla di «inammissibili manifestazioni di intolleranza». «Mai può accadere che l'intolleranza tolga la parola», dice Veltroni. Ma quale intolleranza e paura? Nessuno dei docenti ha sbarrato le porte della Sapienza al Papa, è stato solo espresso un lecito dissenso. Non c’è ostracismo a priori verso il pontefice, che potrà visitare la Sapienza in qualsiasi altra occasione, per un contraddittorio aperto. Nessuno gli ha messo la mordacchia, il Papa diffonde il suo “verbo” urbi et orbi, come e quando vuole, intervenendo a ruota libera su qualsiasi argomento. Ma l’inaugurazione dell’anno accademico di un’università statale è un evento laico e tale deve rimanere. Un dissenso è scontato, se viene invitato un Papa che per giunta non ha mai fatto mistero di posizioni eufemisticamente “chiuse” sulle questioni scientifiche, dalle cellule staminali all’evoluzione biologica. Il Rettore avrebbe dovuto prevedere gli effetti del suo maldestro invito, ma se voleva diffondere l’evento, c’è riuscito alla grande. Stranamente, del veemente sdegno bipartisan di questi giorni non c’è mai traccia quando si tratta di denunciare corruzione e nepotismo. Purtroppo, viviamo in un paese di stampo borbonico, dove si muore ancora in fabbrica e governanti hanno sempre ragione. Non si può più dissentire nei confronti del potere, ma solo allinearsi.
Siamo tornati indietro di secoli.


Tra vaticanisti, vaticinatori e vati-cinismo
Maurizio Marsico Direttore di Series e socio Voltaire

Niente cambia, tutto cambia. Vaticanisti, vaticinatori e vati-cinismo.
Libero pensiero e oscurantismo. Vecchie e nuove inquisizioni. La teoria della relatività e la pratica del trasformismo. L’oltretevere esonda su scala nazionale e tutto travolge. Il Torquemada Lardellato spara tutte le sue cartucce sulla croce rossa senza un briciolo né di cristiana né di laica né di umana compassione e squittisce in lungo e (soprattutto) in largo “d’assassinio” e farnetica di omicidio in luogo d’aborto, dal suo pulpito direttoriale. Forte come chi d’abitudine è sempre coi forti, tronfio nella certezza di non sbagliare mai, combattela sua guerra santa che, come tutte le guerre, santa non è affatto. In questo nuovo medioevo travestito da modernità dove persino Sua Santità può permettersi di volgere le spalle ai fedeli dimentico di un passato (Hitler-Jugend) assai dimenticabile, figuriamoci poi un Falstaff in caduta libera quali e quanti guai può combinare... Ma come Falstaff, in quanto figura tragica, sorpassato e travolto dal proprio tempo e dal proprio peso e dal proprio ego, (il Torq Lard) continueremo ad ammirarlo, compatirlo e in fondo in fondo ad amarlo, difendendo all’occorrenza anche coi denti il suo diritto a esprimere un’opinione spesso agli antipodi dalla nostra, tollerando le metastasi verbali, logiche e sintattiche di una disonestà intellettuale che ha varcato i livelli di guardia e che ormai senza più pudore corrompe e guasta la carne, lo spirito, le idee e le parole di colui che tra i giornalisti (un tempo) fu il più grande, anzi, il più grosso.

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