mercoledì 30 gennaio 2008

Libertà di parola - 7



Come vedono la faccenda della "grande fuga" -perché questo è parso, visto da fuori- di suasantità dalla Sapienza. Da UAAR.it.

Indietro tutta
Da Londra, un commento mordace e sarcastico sulla mancata visita di Benedetto XVI all’Università La Sapienza.

Il papa avrebbe dovuto visitare l’università La Sapienza di Roma. Ma non l’ha fatto, avendo avuto sentore di una protesta che avrebbe messo in ombra la coraggiosa sfida al regime dei monaci birmani. La punizione per questa sfida sarebbe stata un’eternità da passare tra i tormenti dell’inferno. Il bersaglio della manifestazione, Benedetto XVI, è considerato da studenti e professori dell’università un nemico della scienza. I capi delle Chiese contemporanee, in genere, negano di esserlo e provano a trovare spiegazioni scientifiche per le idee bibliche, come la teoria dell’ Intelligent Design (alcune caratteristiche dell’universo e delle cose viventi sono spiegabili meglio attraverso una causa intelligente, ndt). In questo modo, possono fare affermazioni del tipo: “I recenti studi sui fossili suggeriscono che un tempo c’era una specie di balena nella zona della Galilea che aveva la gola delle dimensioni di una villetta odierna e avrebbe potuto essere arredata come un appartamentino con riscaldamento centralizzato, il che prova che è tranquillamente possibile che Giona abbia potuto vivere confortevolmente al suo interno per vari mesi!”. Il papa deve rispondere ad una critica specifica: cioè quella di aver citato, quando era ancora un semplice cardinale, l’affermazione che il processo a Galileo da parte dell’inquisizione nel 1633 fu “ragionevole e giusto”. Il risultato del processo, per il crimine di aver ribadito che la Terra gira intorno al sole, fu una condanna a morte, poi ridotta agli arresti domiciliari a vita. Potrebbe sembrare una sentenza troppo dura, cosicché un tipico difensore moderno della sentenza, lo scrittore Vittorio Messori, l’ha giustificata spiegando che “Galileo non fu condannato per ciò che disse ma per la maniera in cui lo fece”. Questo è il problema, allora: al Vaticano non davano fastidio le teorie sull’universo di Galileo ma il fatto che le difendesse a bocca piena. Il problema di questa spiegazione è che la sentenza di Galileo era conforme alla mentalità della Chiesa dell’epoca. Essa sosteneva che la ragione fosse “corrotta”, il che suggerisce che una lezione di scienza tenuta dai cardinali del XVII secolo non prevedesse degli esperimenti particolarmente convincenti. Un insegnante chiedeva, “Chi sa dirmi perché il rame tende a diventare verde?”. E se un bambino avesse alzato la mano e detto “È la reazione degli atomi che si combinano con l’ossigeno in un processo noto come ossidazione, signor professore”, questi avrebbe gridato “No, ragazzino. Diventa verde perché è un miracolo!”. In effetti, quando il filosofo Vanini cercò di trovare la prova dell’esistenza dei miracoli, l’iniziativa venne considerata dal Vaticano un’interferenza con la volontà di Dio e quindi gli tagliarono la lingua, lo strangolarono e lo bruciarono. Ragionevole e giusto, in effetti, perché avreste dovuto sentire la maniera in cui lo diceva! Le scoperte scientifiche dell’epoca di Galileo portarono al dissenso nei confronti della Chiesa. Per esempio, c’era questo prete ricco e radicale, Picot. A quanto sembra, in punto di morte, offrì una fortuna a quel prete che gli avesse amministrato l’estrema unzione senza formule, litanie o incensi. Un prete accettò e, poco dopo, Picot entrò in coma. Dopo tre giorni, il prete al capezzale di Picot non poté più trattenersi e cominciò a salmodiare, al che Picot si alzò a sedere sul letto e disse: “Posso ancora toglierti i soldi, sai?”. Ma forse, l’aspetto più interessante della difesa da parte di Benedetto XVI dei suoi predecessori del XVII secolo è immaginare lo scandalo che scoppierebbe se un simile atteggiamento fosse tenuto dall’Islam. Se un leader del mondo musulmano dichiarasse che fu ragionevole e giusto mandare a morte una delle menti più brillanti della storia, decine di commentatori ci direbbero che questa è la prova che l’Islam è un credo medievale, ignorante e incompatibile con i valori occidentali. Ci si chiede perché allora Martin Amis (scrittore inglese contemporaneo, ndt) non abbia scritto un libretto pieno di pompose insulsaggini sul genere: “Nell’orbita degli studi di Galileo ci siamo io, te, la nostra sapientizzazione e la nostra trionfante astuzità. Quindi, ponderando questo catechistico affronto del papa alla cerebralità, sento un impeto dell’anima a schiacciare tutti i redentoristi in un enorme confessionale e dare fuoco a tutti loro. Voi no?”. Perché non ci sono articoli di persone che rivendicano il proprio femminismo, e spiegano che “i cattolici devono capire che, se vogliono lasciare la Polonia o l’Irlanda per venire qui, devono adottare i nostri valori tolleranti verso i gay e l’aborto”? Perché non ci sono politici che annunciano che non parleranno con i loro elettori a meno che non si mettano il preservativo? Christopher Hitchens (scrittore e commentatore politico inglese, ndt) ha lamentato che l’Islam è incapace di passare attraverso una Riforma. Ma allora neanche il cattolicesimo, visto che la ragion d’essere della Riforma era quella di prendere il suo posto. Quindi perché non chiede di bombardare l’Italia? Presumibilmente, avremo presto degli intellettuali che ci spiegheranno che il rifiuto di Galileo evidenzia che ci troviamo in mezzo a uno scontro di civiltà, e la prova è il fatto che i sandinisti, l’Ira e Guy Fawkes erano tutti terroristi e cattolici. I manifestanti di Roma avevano progettato di rovinare la visita del papa mettendo “musica rock ad alto volume”, dato che una volta aveva detto che il rock è “opera del demonio”. A volte mi sembra una scelta difficile: ateismo o satanismo… non riesco proprio a decidermi.

Questo articolo di Mark Steel è stato pubblicato sul quotidiano inglese “The Independent” (16/01/2008). Titolo Originale: “IF YOU THINK ISLAM IS”

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