lunedì 18 febbraio 2008

Ah, venire; ancora...



Una nuova vicenda di bullismo a sfondo vagamente omofobo. Inteso che quelle di cui veniamo a conoscenza perché ne parla certa stampa sono solo una parte di quelle che accadono, e di quelle che vengono denunciate, per esemipo, alla Gay help line.
Desiderare di fare il ballerino è 'da froci' secondo il costume ignorante/razzista col quale molti genitori educano -quando educano- i loro pargoli, così i bulletti in erba
picchiano il loro compagno che manifesta questo desiderio.
Quei genitori chissà, magari saranno cattolici di ferro; perché a loro, i cattolici (da Parlamento), dobbiamo anche l'affossamento della legge sull'omofobia che parte del vecchio governo Prodi aveva approvato, ma mai attuato. E così si deve faticare per fare anche solo una semplice campagna informativa: quelli de
L'Avvenire, per esempio, si sono offesi. Dicono che cercare di farla nelle poche scuole in cui si riesce avrebbe l'effetto di far diventare gay chi non lo è. Hanno una fiducia altissima nell'intelligenza degli esseri umani, si vede.
Da
City di oggi, un articolo e un'intervista.

ROMA. Saranno circa 1.200 gli studenti coinvolti nel progetto romano del Mario Mieli (due di licei, quattro di istituti tecnici o professionali), una settantina i professori che verranno formati sui temi di bullismo, omofobia e machismo: "Omofobia spiega Massimo Farinella che coordina il progetto, "ma anche discriminazioni rispetto tutte le diversità e non solo per quanto riguarda gli orientamenti sessuali”. La chiave, secondo il programma del Mario Mieli, che è in via ulteriore di definizione, sarà l’ascolto più attento delle 40 classi interessate, “compresi anche" prosegue Farinella "i ragazzi che disturbano, che non vogliono ascoltare. Per quanto riguarda i professori rispetto a qualche anno fa riscontriamo un interesse accresciuto su questi temi”. Un ruolo fondamentale, quello dei prof. anche secondo il presidente dell’Arcigay Roma Fabrizio Marrazzo: “Non mi aspetto solidarietà da parte dei coetanei dei giovani ghettizzati. E i professori spesso fanno finta di non vedere”. A sostegno della sua tesi Marrazzo racconta una vicenda: “Tempo fa in un liceo romano fu espulso un ragazzo che aveva aggredito un compagno di classe che per due anni lo aveva chiamato frocio. Il ragazzo sbagliò a prendere a pugni il coetaneo, ma quando chiedemmo a un professore dei due se aveva capito quello che era accaduto prima della scazzottata, lui disse di non essersi accorto di nulla”. Famiglie sorde. E anche se il progetto nelle scuole avrà un buon esito rimane il problema nelle famiglie dei giovani gay o lesbiche. “I ragazzi" dice Marrazzo "segnalano difficoltà con i genitori, che non li vedono, non li sentono e nonli supportano”.
Alessandro Cont

L’INTERVISTA
“Chi discrimina i gay neanche sa di farlo".
La psicologa Barbara Santoni lavora con i ragazzi delle superiori di Arezzo. Ha tenuto vari incontri sul bullismo omofobo.

I pregiudizi contro i gay sono diffusi?
“Sì. In più molti ragazzi neppure riconoscono l’omofobia come una forma di discriminazione”.
Cioè?
“Io chiedo agli studenti di scrivere, in forma anonima, chi è un gay o una lesbica e che emozioni provano nei suoi confronti. Molti rispondono che sono dei pervertiti o malati, e che sentono rabbia o schifo”.
Invece?
“La scienza ha dimostrato che l’omosessualità è una variante naturale della sessualità”.
Ma cosa c’entrano gli stereotipi con il bullismo?
“I bulli se la prendono con chi viene considerato più debole. Anche dagli altri. È un modo per coprire le proprie insicurezze. La differenza è che la società non condanna chi ha un handicap, ma tende ancora a farlo con gay e lesbiche”.
Dopo i vostri incontri iragazzi cambiavano atteggiamento?
“Si rendevano conto che nel loro linguaggio e comportamento di tutti i giorni c‘è dell’omofobia nascosta. E molti di loro ‘scoprivano’ di conoscere persone discriminate perché omosessuali che sono state male. O magari hanno fatto male agli altri, per esempio sposandosi per evitare i pregiudizi”.
Elena Tebano


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