giovedì 14 febbraio 2008

Chi fa della scienza uno scoop



di Patrizio Dimitri, docente di genetica alla Università La Sapienza, da EPolis

Analisi genomiche a pagamento per scoprire il proprio futuro; schedature di persone con geni mutati che predispongono a malattie; figli più alti, più belli, più intelligenti, scelti tra manciate di embrioni sviluppati in provetta. È forse l’allucinante scenario del film "Gattaca" con Uma Thurman e Ethan Hawke, che descrive una società dove il sesso è stato eliminato e la prole si programma in un grande supermercato genetico? No, è solo la rappresentazione catastrofica di un prossimo futuro che di solito ci viene propinata dai mezzi di informazione quando si commentano le ricerche di Genetica. Chi non ha sentito parlare almeno una volta di gene dell’omosessualità, cromosoma del crimine o enzima dell’immortalità? Tutte definizioni ad effetto, completamente sballate e fuorvianti, che molti giornalisti si divertono a coniare per colpire la fantasia o meglio la morbosità dei lettori. Mi viene da ridere pensando ai tremendi umanoidi simil-carotoni evocati dai media, quando alcune decine di anni fa vennero realizzati in laboratorio i primi ibridi tra cellule umane e di carota. I commenti fantascientifici si sono sprecati anche sulla recente notizia che nei topi è stato possibile ottenere cellule germinali maschili a partire da cellule staminali di midollo osseo di entrambi i sessi. «Potrebbe essere la fine dell’uomo, teoricamente la terra potrebbe essere popolata solo da donne», è stato scritto, trascurando l’importante prospettiva medica che emerge dalla ricerca, ovvero la possibilità di curare la sterilità maschile. Al contrario, si è preferito esasperare l’idea bizzarra che una donna possa produrre il proprio sperma e riprodursi con una sorta di poco piacevole partenogenesi artificiale. Purtroppo, gli argomenti scientifici seri sono spesso trattati alla stregua di notizie scandalistiche e la scienza si riduce a fenomeno da baraccone. E quanto è facile far perdere la dignità ad uno scienziato, facendolo apparire un moderno alchimista, un novello barone von Frankenstein, accecato dal delirio di onnipotenza, che vuole assimilarsi a Dio. Così i media fanno un pessimo servizio, alimentando la diffidenza verso il mondo scientifico. Perché meravigliarsi, allora, se in Italia la ricerca scientifica è da sempre una maltrattata e trascurata "cenerentola"?

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