giovedì 20 marzo 2008

Quante volte, figliolo?



Da Trotzky una testimonianza agghiacciante.

La madre di una vittima confessa la sua angoscia.

Una signora che vive in un villaggio nei pressi di Melbourne, in Australia, ha organizzato - riporta il quotidiano locale Herald Sun - un apposito dibattito per liberarsi dell'angoscia che la opprime da quando suo figlio si è tolto la vita in seguito allo strupro che aveva subito per mano di un prete predatore.

"Peter - ha esordito, mentre i singulti le squassavano il petto - studiava nello stesso collegio in cui insegnava Padre Paul David Ryan. Un giorno questi se lo portò con un pretesto nella sua casa parrocchiale e me lo riportò il giorno seguente completamente ubriaco."

"Da allora mio figlio non fu più lo stesso. Passava tutto il tempo in giardino a fare dei falò e, se gli chiedevo la ragione del suo strano modo di comportarsi, scoppiava in un pianto dirotto e mi gridava di andarmene".

"Un giorno inaspettatamente si fece coraggio e mi confidò che Padre Ryan mostrava film porno e offriva alcool ai suoi studenti prima di violentarli e che così aveva fatto anche con lui."

"La polizia, alla quale ero corso subito a denunciarlo, scoprì che violentava adolescenti da molto tempo e la stampa locale rivelò che diversi anni prima era stato mandato dai suoi superiori a curarsi da uno psicologo negli Stati Uniti, ma che ne aveva approfittato per violentare tutti gli adolescenti che gli venivano a tiro."

"Mio figlio era uno sportivo, ma dopo quel terribile episodio abbandonò l'attività sportiva e cominciò a drogarsi. Un giorno poi scappò di casa e non si fece più vedere. Qualche giorno dopo lo trovarono appeso a una corda nella cabina di uno stabilimento balneare. Da allora ho smarrito la mia fede."

La signora ha concluso il dibattito con una dura requisitoria contro la copertura che la Chiesa, per tutelare la sua immagine, offre ai preti predatori e l'augurio formulato ai suoi ascoltatori che il sacrificio del figlio potesse servire a dare alle altre vittime il coraggio di denunciare i loro aguzzini.

I commenti del pubblico lasciavano trasparire la convinzione che la responsabilità di quanto sta succedendo un pò in tutto il mondo era da addebitarsi in gran parte alla strategia del silenzio, a cui la Chiesa, chiusa nel suo egoismo, non sembra assolutamente voler rinunciare.




A me è andata bene, tutto sommato; quando ero ragazzino e andavo a confessare sempre il solito "peccato" (la masturbazione, sai che peccato...) una volta il prete è uscito dal confessionale e ha insistito perché andassimo a parlare nel suo ufficio. Non ricordo cosa mi disse di preciso, di sicuro mi sommerse di paroloni complicati ma in qualche modo 'rassicuranti', poi nel congedarmi mi schioccò un bacio sulla guancia, così, senza motivo... pregandomi vivamente di tornare da lui per continuare il discorso. Non lo vidi mai più -mi mise a disagio quel suo atteggiamento eccessivamente confidente, e meno male- ma recentemente ho riletto il suo nome sui giornali, quando ha accolto suasantità in visita nella sua parrocchia nel centro della mia città. Ha fatto carriera, buon per lui.
Anni dopo, invece, in crisi per la mia omosessualità, andai fino a Milano a parlare con un prete che teneva (tiene?) un gruppo di gay credenti, sperando potesse aiutarmi in un periodo piuttosto buio della mia vita, a causa della mia condizione in rapporto alla fede; mi ospitava a casa sua, senza che ci fossimo mai visti prima. Una delle prime cose che mi chiese, mentre si produceva in un abbraccio non richiesto, fu: "tu al letto preferisci fare la parte dell'uomo o della donna?". Bastò questo a bloccarmi completamente -e meno male, ancora- così da non dargli l'opportunità di farmi chissà cosa. All'epoca ero ingenuo e fu uno shock, una cosa piuttosto deprimente.
A me, dicevo, tutto sommato è andata bene, perché poi ho risolto le mie crisi di identità abbandonando la religione (con grande soddisfazione). Ma ad altri, a tanti altri, come vediamo non va altrettanto bene...

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