lunedì 7 aprile 2008

10 miti e 10 verità sull’ ateismo



Molte statistiche indicano che il termine “ateismo” ha acquisito una straordinario connotazione negativa negli Usa e che essere un ateo è oggigiorno un impedimento per la carriera in politica (ancor peggio che essere nero o mussulmano oppure omosessuale). Con riferimento ad una recente indagine, solo il 37% degli americani voterebbero per un presidente ateo. L’ateismo è spesso percepito come intollerante, immorale, miserabile e infelice, cieco alle bellezze della natura e dogmaticamente chiuso all’evidenza di ciò che è soprannaturale. Persino John Locke, uno dei grandi dell’Illuminismo, credeva che l’ateismo non fosse del tutto tollerato perché, egli diceva, “le promesse e i giuramenti, che sono le basi della società, non possono farsi con un ateo”. Questo accadeva più di 300 anni fa. Tuttavia negli Usa oggi, poco sembra essere cambiato, un buon 87% della popolazione dice di non avere dubbi sull’esistenza di Dio; meno del 10% identificano loro stessi come atei, e la loro reputazione va sempre più deteriorandosi.

Dato che sappiamo che gli atei sono spesso tra le persone più intelligenti e scientificamente preparati in una società pare opportuno ridimensionare questi miti che impediscono loro di giocare un ruolo più importante nel panorama nazionale.

1. Gli atei credono che la vita non abbia significato.
Non è vero, spesso sono le persone religiose che si lamentano che la vita è senza significato e che ne acquista solo con la promessa di una felicità eterna dopo la morte. Gli atei sono invece certi che la vita è preziosa ed è imbevuta di significati da essere veramente e pienamente vissuta. Le nostre relazioni con coloro che amiamo sono dense di contenuti e di valori adesso, non hanno bisogno di essere prolungate per sempre. Gli atei trovano questa mancanza di significati della vita… beh, … senza significato.

2. L’ateismo è responsabile dei più grandi crimini dell’umanità.
La gente di fede spesso ritiene che i crimini di Hitler, Stalin, Mao e Pol Pot fossero inevitabili prodotti della miscredenza. Ad ogni modo, il problema non è che il fascismo ed il comunismo, fossero troppo critici con le religioni quanto piuttosto il contrario: erano troppo simili alle religioni. Questi regimi sono dogmatici nelle fondamenta ed in generale accrescono il culto della personalità che è indistinguibile da altri culti religiosi o di venerazione degli eroi. Auschwitz, i gulag ed i campi di sterminio non erano esempi di ciò che accade quando gli uomini abbandonano i dogmi religiosi. Sono piuttosto esempi di dogmi politici, razziali e nazionalistici che corrono all’impazzita. Non esiste nessun caso nella storia che la società abbia sofferto perché la sua gente fosse diventata troppo ragionevole.

3. L’ateismo è dogmatico.
Gli ebrei, i cristiani e i musulmani dichiarano che le loro scritture sono talmente profetiche a riguardo dei bisogni dell’umanità che esse potevano essere scritte soltanto sotto dettatura di una divinità onnisciente. Un ateo è una persona che considera queste dichiarazioni semplicemente ridicole. Uno non deve necessariamente prendere tutto come fede od essere altrimenti dogmatico per rifiutare credenze religiose ingiustificate. Come disse una volta lo storico Stephen Henry Roberts (1901-1971): “Scommetto che siamo entrambi atei. Io solo credo in un dio in meno di te. Quando tu capirai perché ti sei liberato di tutti gli altri dei possibili, allora capirai perché io mi sono liberato dal tuo.”

4. Gli atei pensano ad un universo creato dal caso.
Nessuno conosce perché l’universo è venuto all’esistenza. In effetti, non è chiaro come possiamo coerentemente parlare dell’”inizio” o della “creazione” dell’universo giacché queste idee presuppongono il concetto di tempo ed essere qui a parlare dell’origine dello spazio-tempo. La nozione che gli atei credono che ogni cosa fu creata dal caso è anche oggi regolarmente rigettata dalla critica all’evoluzione darwiniana. Come spiega Richard Dawkins nel suo meraviglioso libro, “L’illusione di Dio”, questo rappresenta un grande malinteso della teoria dell’evoluzione. Anche se non sappiamo di preciso come la chimica primitiva fece nascere la biologia, sappiamo che la diversità e la complessità che troviamo nel mondo, non è un prodotto del caso. L’evoluzione è una combinazione di mutamenti casuali e di selezione naturale. Darwin arrivò alla frase “selezione naturale” in analogia con la “selezione artificiale” che compivano gli allevatori di bestiame. In entrambi i casi la selezione esercita un potente effetto non aleatorio per lo sviluppo di ogni specie.

5. L’ateismo non ha connessioni con la scienza.
E’ anche possibile essere uno scienziato e lo stesso credere in Dio, come alcuni scienziati dimostrano di fare. Si tratta di un impegno con il pensiero scientifico che tende ad erodere più che a supportare la fede religiosa. Prendendo ad esempio la popolazione degli Stati Uniti: Molte indagini mostrano che circa un 90% della gente crede in un Dio personale, mentre il 93% dei membri della Accademia Nazionale delle Scienze, no. Questo suggerisce che ci sono alcuni modi di pensare che sono meno congeniali verso la fede religiosa di quanto non lo sia la scienza.

6. Gli atei sono arroganti.
Quando gli scienziati non conoscono qualcosa - come ad esempio perché l’Universo è venuto ad essere e perché e come le prime molecole auto replicanti si formarono- essi ammettono di non sapere. Fare finta di sapere cose che non sanno significa prendersi una profonda responsabilità nella scienza. Non così per le religioni basate sulla fede. Una delle più grandi ironie su un discorso religioso sta nel fatto che spesso con quelle persone di fede pregano sé stessi per la loro umiltà, mentre credono di sapere fatti sulla cosmologia, la chimica e la biologia che nessuno scienziato conosce. Quando si considerano questioni sulla natura del cosmo ed il nostro posto in esso, gli atei tendono a sottolineare le loro opinioni sulla scienza. Non è arroganza, è onestà intellettuale.

7. Gli atei sono chiusi all’esperienza spirituale.
Non c’è niente che impedisca ad un ateo le esperienze dell’amore, dell’estasi, del rapimento interiore. Gli atei possono valutare queste esperienze e cercarle con regolarità. Quello che gli atei non fanno è fare ingiustificati ed ingiustificabili affermazioni sulla natura della realtà sulle basi di queste esperienze. Non c’è alcun dubbio che qualche cristiano abbia trasformato la propria vita in meglio con la lettura della Bibbia e pregando Gesù. Ma cosa prova questo? Prova che certe discipline sull’attenzione e codici di comportamento possono avere profondi effetti sulla mente umana. Possono queste positive esperienze dei cristiani suggerire che Gesù è il solo salvatore dell’umanità? Non proprio, poiché gli indù, buddisti, mussulmani ed anche atei possono avere questo tipo di esperienze. Non c’è in effetti nessun cristiano in questa Terra che possa essere certo che Gesù portasse la barba più di quanto non fosse nato da una vergine o risorse dalla morte. Non sono queste le classi di affermazioni che l’esperienza spirituale può autenticare.

8. Gli atei credono che non c’è niente al di là della vita umana e dell’umana comprensione.
Gli atei sono liberi di ammettere i limiti dell’umana comprensione in un modo completamente diverso da quello della gente religiosa. E’ ovvio che non comprendiamo completamente l’universo; ma è anche più ovvio che né la Bibbia né il Corano rispecchiano una comprensione migliore. Non comprendiamo se c’è qualche altra forma di vita complessa da qualche parte nel cosmo, ma potrebbe essere. Se fosse, queste cose potrebbero sviluppare una comprensione delle leggi della natura che superi di gran lunga la nostra. Gli atei possono liberamente intrattenersi con queste possibilità. Loro possono anche ammettere che se esistessero tali straordinari extraterrestri, i contenuti della Bibbia e del Corano sarebbero meno significativi di quanto loro non lo siano per gli atei. Da un punto di vista degli atei, il mondo delle religioni banalizza totalmente la bellezza reale ed immensa dell’universo. Per fare un’osservazione, uno non deve accettare nulla sulla base di evidenze insufficienti.

9. Gli atei ignorano il fatto che la religione è estremamente benefica alla società.
Coloro che enfatizzano i buoni effetti della religione sembrano non rendersi conto che tali effetti falliscono nel voler dimostrare la verità di ogni dottrina religiosa. Perciò abbiamo termini come “wishful thinking” ed “auto-delusione”. C’è una profonda distinzione tra un inganno consolatorio ed una verità. In ogni caso, gli effetti positivi della religione possono sicuramente essere messi in discussione. In molti casi sembra che la religione dia alla gente cattive ragioni per comportarsi bene quando in realtà ce ne sono di buone ragioni disponibili. Chiedetevi se è più morale aiutare il povero fuori di sé per la propria sofferenza o fare ciò perché credi che il Creatore dell’universo lo vuole, ti ricompenserà per averlo fatto o ti punirà per non averlo fatto?

10. L’ateismo non fornisce base morali.
Se una persona non ha ancora capito che la crudeltà è sbagliata, non lo scoprirà certo leggendo la Bibbia o il Corano, giacché questi libri sono emersi al mondo proprio con celebrazioni di crudeltà, entrambe umane e divine. Noi non riceviamo la nostra moralità dalle religioni. Noi decidiamo ciò che è bene nel nostro libro interiore come una sorta di ricorso ad intuizioni morali che sono (ad ogni livello) ben radicate in noi e che sono il nostro bagaglio culturale “affinato” nel corso di migliaia di anni e di pensiero sulle cause e le possibilità della felicità. Noi abbiamo fatto considerevoli progressi morali nel corso degli anni e non l’avremmo fatto con una lettura più serrata della Bibbia o del Corano. Entrambi i libri, ad esempio, discolpano la pratica della schiavitù, nonostante ogni umana civiltà riconosce che la schiavitù sia un abominio. Qualunque cosa sia buono nelle Scritture -come la regola d’oro- può essere valutata per la sua saggezza etica senza necessariamente credere che tale saggezza ci sia piovuta dal cielo dal creatore dell’universo.

Di Sam Harris (tradotto: W. Mendizza)
24/12/2006. Los Angeles Times
Da UAAR.it

1 commento:

Spinoza ha detto...

Bellissimo post. Condivido in pieno.