
Da Merda Project una interessante intervista con un prete interessante e non del tutto 'allineato' con la dottrina ufficiale. Della serie: meno male che non sono tutti uguali, perché vuol dire che qualche speranza di dialogo costruttivo c'é.
Di don Giorgio De Capitani trovate qui anche una altrettanto interessante auto-intervista.
Scribacchiato da merdaproject il Lunedì 21 Aprile, 2008
Intervista a Don Giorgio De Capitani
Piccola premessa, questo post è il frutto non di una collaborazione quanto, semmai, di un confronto che ci è stato gentilmente accordato da Don Giorgio De Capitani, un sacerdote che opera a Rovagnate, in provincia di Lecco. Don Giorgio è un sacerdote che probabilmente molti considereranno controcorrente e che combatte una battaglia paradossalmente molto vicina alla nostra. Abbiamo scoperto di lui navigando nella rete. I suoi video, nel suo canale tematico su YouTube -ve li consigliamo caldamente, tutti!- ci hanno subito colpito e stimolato. L'idea di un'intervista ci è venuta così, per caso, ma la disponibilità e l'entusiasmo dimostrati da Don Giorgio ci hanno convinto subito che il confronto (finalmente un vero confronto!) poteva essere un importante stimolo per noi anticlericali ma anche per tutti i nostri lettori, agnostici, atei, credenti, relativisti o semplici simpatizzanti a cui chiediamo di dare il massimo risalto e diffusione. Le domande sono state poste un po' da tutti gli autori del blog.
Ringraziamo calorosamente Don Giorgio per aver accolto il nostro invito, augurandogli con grande sincerità di continuare così, con la coerenza che in questi mesi ha continuamente dimostrato di possedere, insieme ad una grande apertura mentale e una cultura di cui oggi si sente davvero il bisogno. Speriamo, sinceramente, che le nostre strade possano periodicamente incrociarsi. Ecco a voi l'intervista:
DonGiorgio: Tre premesse.
Anzitutto ho notato subito la serietà del questionario, e ciò va a vostro onore.
Poi, non è sempre facile rispondere alle singole domande, perché il discorso rischia di frammentarsi.
Infine, per esprimere il mio pensiero che si è venuto a maturare lungo anni e anni ce ne vorrebbero di pagine!
Tuttavia tento di rispondere.
1. Qual è il suo rapporto con Dio? Ritiene che la Chiesa (quella con la "C" maiuscola, l'istituzione) abbia un ruolo in questo rapporto?
Sono partito dal dio di una religione - quella in cui sono nato - per arrivare a mano a mano, col progredire degli anni, al Dio fuori della religione tradizionale. Il dio della religione, tanto per intenderci, è quello che sta stretto in una prigione che qualcuno - diciamo il potere - si è costruito da secoli, che si perdono nel tempo, per proteggere una certa struttura di società. Il potere ha capito subito, fin dall’inizio, che il fattore religioso è innato, volere o no, nell’essere umano: il Trascendente è l’essere. E l’ha sfruttato per creare una piramide, la cui base sappiamo tutti che cosa rappresenti. Una base che, lungo i secoli, si è allargata e si è allungata fino a dare l’apparenza di un cubo: la democrazia. Ma è solo l’apparenza. In realtà la piramide esiste ancora oggi, e in cima c’è sempre il dio della religione. E la religione è il potere, nelle due facce: sacro e profano. Non illudiamoci: anche il potere politico è religione!
Io credo nel Dio che è il Trascendente per eccellenza, il quale non fa parte di alcuna struttura né civile né religiosa. Se è Trascendente come può essere il Prigioniero?
Vorrei chiarire subito: il cristianesimo di cui mi sento parte non è una religione. Cristo non è venuto né per rinnovare la religione ebraica e tanto meno per inventarne un’altra. La religione di per sé è il fallimento del concetto di Trascendente. Lo riduce in formule, in leggi, in norme, in divieti, su misura dell’ordine stabilito dal potere.
2. Ci sono tanti credenti che tengono a precisare "io credo in Dio, non nella chiesa", come se la Chiesa non fosse in qualche modo il "tramite" fra gli uomini e la divinità, come se i sacerdoti non fossero portatori della parola di Dio, come se il Pontefice non fosse il suo vicario terreno.
La Chiesa, intesa ovviamente come istituzione, perchè non fa nulla per cambiare questa situazione, per modificare questa sorta di "schizofrenia" da parte dei credenti?
Tutto dipende dal concetto che si ha della Chiesa, e della sua attuazione nella storia. È un dato di fatto, non lo dico come opinione. Subito, fin dagli inizi del cristianesimo, c’è stata una specie di contrasto tra due apostoli: Pietro e Giovanni. Pietro puntava all’organizzazione della Chiesa, Giovanni invece alla sua profezia. Pietro mirava alla struttura, Giovanni all’azione dello Spirito santo. È chiaro che non si poteva eliminare la struttura, ma è altrettanto chiaro che equilibrare la struttura con la libertà d’azione dello Spirito era difficile. Col tempo ha prevalso la struttura, la quale, a momenti alterni, non faceva altro che far tacere la voce dello Spirito. I profeti avevano il compito di riattivare la voce dello Spirito. Si è sempre stati tentati di privilegiare la Chiesa-struttura che non il Dio del Cristo radicale, per cui, a parte coloro che lo dicono per comodo, è facile sentire le parole: “Io credo in Dio, non nella Chiesa”.
La Chiesa che cosa deve fare per superare la schizofrenia tra Dio e la struttura? Per me non c’è che una via: ricuperare il Cristo radicale, attenuando il più possibile la struttura vincolante.
3. Dove è che il circuito si interrompe, fra un credente e la Chiesa?
Comincia a interrompersi appena il credente vedrà una Chiesa aperta sul mondo: sull’Uomo esistenziale e sull’Universo. In parole più semplici: la schizofrenia diminuirà a mano a mano che la Chiesa si avvicinerà alle varie problematiche esistenziali dell’uomo moderno. Il che significa anche: prendersi a cuore l’uomo nelle sue debolezze, nei suoi limiti, applicando le famose parole di Cristo: la legge è al servizio dell’Uomo, e non viceversa. Ogni essere umano in quanto persona ha dei diritti inviolabili, indipendentemente dalla sua situazione oggettiva: anche un gay ha dei diritti, anche una coppia di fatto, anche chi convive, anche chi è sposato solo in comune, anche l’extracomunitario irregolare. Vanno fortemente ridimensionati anche certi peccati che la Chiesa ha inculcato nella testa dei cristiani: la masturbazione, usare la pillola, o il preservativo ecc.
4. È solo un problema esteriore (le ricchezze terrene troppo e troppo spesso ostentate), o ci sono motivi diversi, dovuti al modo in cui la Chiesa si è accostata (o ha allontanato) i fedeli?
Credo che il peggior peccato della Chiesa-struttura, quella della religione per intenderci, sia quello di non aver mai avuto il coraggio di staccarsi dal potere e di servire anzitutto l’Uomo. Non ha mai condannato, come doveva, il capitalismo e la cultura dell’avere. Non bastano alcune prese di posizione contro lo strapotere dei ricchi: bisogna che la Chiesa faccia una scelta radicale. Un prova della diplomazia ipocrita della Chiesa è la recente visita del Papa alle Nazioni Unite: doveva presentarsi sotto un’altra veste, quella dell’umile pellegrino che va a predicare il messaggio ruvido del Vangelo radicale.
5. Cosa ne pensa dell'obbligo di castità imposto agli uomini di Chiesa?
Ho già espresso il mio pensiero con altri interventi, anche se in realtà non ne faccio un problema di fondo. La parola “castità” è equivoca. La gente la intende come “verginità” o la scelta di chi non intende sposarsi o di unirsi con una donna. Preferirei parlare di matrimonio dei preti. Di per sé non penso che ci sia un teologo serio che oggi sostenga che l’imposizione ai preti cattolici di non sposarsi sia di diritto divino e neppure che si tratti di un obbligo imposto da Cristo. È stata una scelta della Chiesa cattolica imposta ai suoi ministri. Una scelta direi “pratica”. La scelta radicale del Vangelo trova meno legami se si è liberi del tutto da ogni legame, anche affettivo. Ripeto, parlo di “concretezza”. Avere una famiglia impone degli obblighi che tolgono tempo all’annuncio del Vangelo. I preti sposati, in concreto, sarebbero più legati che i preti non sposati. Tuttavia, non metto alcun dubbio sulla bellezza dell’amore, e sarebbe meno “solo” un prete che vivesse un intenso amore per una donna. L’ideale, dunque, sarebbe un sacerdozio che incarnasse l’amore di Dio e l’amore per una donna.
6. Cosa pensa del proselitismo, non crede che una fede, un credo dovrebbe nascere spontaneamente?
Il proselitismo - ovvero la conversione insistita e talora forzata dei non credenti - è la caratteristica e il compito principale di ogni religione. Più la religione è religione, e più cerca il proselitismo. Anche se - per me è un risvolto negativissimo - rischia di perdere in qualità, dunque di solidità. Ecco perché più la religione si espande, più richiede la forza coesiva. Altrimenti crolla. E crolla soprattutto quando si diffonde il concetto di vera democrazia, o di libertà di coscienza. Io la penso un po’ diversamente dalla mia Chiesa, la quale parla ancora di evangelizzazione, intesa così: come la propaganda della fede cattolica. Vorrei che ciascuno rimanesse in casa sua, nella sua religione, ma facesse di tutto per allargare, dal di dentro, la casa troppo stretta. Chi esce, è perché intende lasciare la sua religione nella prigione. Per fare un esempio concreto: se i musulmani rimassero musulmani e quelli tra loro più aperti cercassero di alleggerire il peso del fondamentalismo, forse avremmo un islamismo più moderato.
7. Non crede che la Chiesa, già a partire da Nicea, sia diventata quell'istituzione farisea che lo stesso Gesù (come sembrerebbero indicare i Vangeli) combatteva?
Penso di aver già risposto a questa domanda. I Concili ecumenici (già la parola “ecumenico”, che vuol dire “universale”, è in realtà un controsenso) non hanno fatto altro che - ad eccezione del Concilio Vaticano II - chiudere la Chiesa in un dogmatismo rigido, ai danni dell’Uomo. E anche il Concilio Vaticano II, pur nella sua apertura allo Spirito santo, è rimasto lettera morta.
8. In un suo video ha detto che gli atei e gli agnostici sono "la speranza". Non crede di andare contro se stesso, dicendo questo?
Intendevo dire che gli atei e i miscredenti mi aiutano a uscire dalla rigidità dottrinale della mia religione. Mi è sempre piaciuto il proibito, in particolare il proibito dottrinale. Mi piace ancora oggi leggere i testi di teologi protestanti dissidenti. Gli scrittori atei, essendo liberi da ogni condizionamento religioso, dicono delle verità sorprendenti. Con questo non intendo dire che intendo abbandonare il cristianesimo. Tutt’altro. Il cristianesimo, non essendo legato ad alcun religione, coinvolge l’universo, e la verità intera. È chiaro che parlo in genere: non tutti gli atei o gli agnostici, per il fatto di essere tali, sono i più veritieri.
9. Quando ha cominciato a dissentire dalla Chiesa-istituzione?
Direi che, con gli anni, mi sono sempre più svincolato dalle strettezze della religione. Ciò che normalmente avviene nei preti, e non solo nei preti,.. è esattamente l’inverso: con gli anni ci si adagia, ci si rassegna, non si ha più voglia di cercare la verità. Io invece, man mano che passano gli anni, mi sento sempre più libero di dire ciò che penso, anche perché vivo in un momento in cui - grazie ai profeti del passato - si respira nella Chiesa una maggiore libertà di pensiero.
10. 8x1000, IOR, Ambrosiano, professori veicolati, CL, etc. Solo a noi anticlericali il Vaticano pare una Holding che si autopropone nel mercato, dimenticando i suoi valori e mettendo in secondo piano i fedeli?
Purtroppo la massa dei credenti - lo sto constatando in questi giorni nel campo politico - non crede mai alle cose meno belle che capitano nella Chiesa. I Vangeli insistono nel dire quanto Cristo se la prendesse con gli scribi e i farisei del suo tempo (i teologi di oggi) definendoli ciechi e ipocriti. È un’altra caratteristica della religione: rendere ciechi. D’altronde, già lo accennavo, che cosa sta capitando nella politica italiana? La massa ha scelto il più corrotto e corruttore, e a questa massa interessa nulla che Berlusconi sia bugiardo, ladro ecc. Quando si è ciechi, e si rimane tali, non c’è sole che possa illuminare la mente. Così nella Chiesa. O si è ciechi e si continua a dire che tutto va bene, o si impara ad essere del tutto indifferenti. E le cose vanno avanti sempre come prima, peggio di prima.
MerdaProject invitia a commentare l'intervista e le risposte di Don Giorgio.
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