martedì 29 aprile 2008

Ah, venire! Sempre loro...



Da Aprile On Line uno scoop incredibile e... irresistibile!

Zapatero sconfitto in Italia?

Lo scoop è del Paìs che già da qualche giorno è stato in grado di fornire il nome di chi ha perso le elezioni italiane: il primo ministro spagnolo. Ma la fonte della notizia viene dalla CEI che sull'Avvenire parla di "simmetrica e democratica ritorsione" degli elettori che hanno rifiutato la disarticolazione giuridica della famiglia naturale

Mentre in Italia i giornali continuano, ancora dieci giorni dopo il voto, a commentare i risultati elettorali e nei salotti televisivi ci si accanisce nella disanima delle ragioni del voto, col discettare su chi abbia veramente vinto e chi veramente perso, la stampa spagnola si produce in uno scoop giornalistico eccezionale: gli Italiani non hanno capito nulla di chi ha veramente perso le elezioni in Italia. Non lo ha capito la stragrande maggioranza dei media italiani, che addebita la débacle della sinistra italiana alla incapacità dei partiti della sinistra radicale di interpretare i bisogni più sentiti e le istanze più profonde dei cittadini e dei lavoratori e che non riconosce al Partito Democratico la necessaria credibilità per far dimenticare agli italiani la fragilità del governo Prodi, non l'hanno capito gli stessi elettori confusi, disgustati e arrabbiati. I giornali spagnoli, e in particolare El País, già da qualche giorno sono stati invece in grado di fornire il nome di colui che, indiscutibilmente, ha perso le elezioni in Italia: José Luis Rodríguez Zapatero.

Si, proprio colui che nello scorso mese di marzo è stato proclamato premier dal voto popolare spagnolo. Ha vinto in Spagna a marzo, ma ha perso il mese successivo in Italia.
A scoop realizzato, la deontologia professionale impone ai giornalisti seri di citare la fonte della notizia e così veniamo a sapere che la fonte è italiana e sta dentro la Conferenza Episcopale Italiana, ne è il braccio informativo. Si tratta del quotidiano L'Avvenire, che per primo in Italia e nel mondo ha dato la notizia della clamorosa sconfitta di Zapatero in Italia. Ad essere più precisi la notizia è che ha perso lo "zapaterismo etico e sociale", di cui sono portabandiera i partiti italiani della sinistra.
Ha perso, secondo L'Avvenire, l'ambizione tanto cara al primo ministro socialista spagnolo di proporre "in salsa mediterranea" la disarticolazione giuridica della famiglia naturale, a cui si accompagna la distruzione persino lessicale dei concetti di padre e madre e la impressionante deregulation in campo bioetico, condita con una persistente polemica anticattolica.

Per il quotidiano della CEI Zapatero è stato sconfitto in Italia perchè gli esponenti della sinistra e del radicalismo italiano hanno inseguito obiettivi ideologici sui Dico e sulle manipolazioni della vita nascente o morente, e "si sono crogiolati nella cigolante retorica sulle presunte e continue ingerenze della Chiesa". Pesante è il giudizio dell'Avvenire su quanti "hanno evocato e quasi invocato il fantasma di contrapposizioni ottocentesche tra cattolici e laici" finendo per distogliere lo sguardo "dall'Italia reale delle famiglie e dei lavoratori, dalle sue pressanti domande, dalle paure e incertezze più sentite, dalle autentiche difficoltà, ma anche dalle sue passioni, dalla sua tenacia, dalle sue generosità".
Ecco perché, secondo L'Avvenire, tanta parte dell'elettorato, con "simmetrica e democratica ritorsione", ha distolto lo sguardo proprio dai vagheggiatori dello zapaterismo e dai loro partiti e al momento di deporre la scheda nell'urna ha guardato altrove. Anche il Partito Democratico non è rimasto immune dalla ritorsione dell'elettorato "a causa dell'insufficiente capacità di attrazione dimostrata nei confronti di settori importanti del vasto elettorato cattolico".

Il giornalista spagnolo Fernando Delgado, nel commentare l'articolo dell'editorialista dell'Avvenire Mario Tarquinio, ha osservato come neppure personaggi come Umberto Eco e Paolo Flores d'Arcais, che pure avevano auspicato per l'Italia un premier con le caratteristiche di Zapatero, avessero lontanamente immaginato di individuare un fenomeno chiamato zapaterismo etico-sociale, una sorta di pensiero originale, come una visione del mondo. I vescovi italiani invece sì. Per essi lo zapaterismo va oltre Zapatero e arriva fino a determinare la débacle elettorale della sinistra radicale e la sconfitta del centrosinistra italiano
Per i commentatori spagnoli lo zapaterismo può essere considerato un esempio di sinistra che si è saputa rinnovare, che manifesta ancora incertezze ma che esprime soprattutto coraggio e ottimismo e produce apprezzabili risultati in campo sociale. Da qui a dire che lo zapaterismo sia una "categoria dello spirito" con un profilo ideologico tanto elevato da farlo considerare la guida spirituale di un intero movimento allargato all'Europa, decisamente ce ne passa.

Se l'ex presidente del Consiglio spagnolo González è diventato un libero analista della realtà spagnola e l'altro ex Aznar ha dato vita ad una "fondazione per le idee", non tanto per imparare quanto per insegnare, Zapatero potrebbe a sua volta creare una grande fondazione per lo studio e il rafforzamento dell'ideologia zapaterista. Invece no, ironizza il giornalista spagnolo, Zapatero è qui che perde le elezioni, per la gioia dei prelati italiani. Il pio giubilo deriva dal fatto che i vescovi italiani, in questo supportati e fortemente stimolati dai colleghi spagnoli, vedono in Zapatero il proponente della "disarticolazione giuridica della famiglia naturale". Eppure il presidente del Consiglio spagnolo è considerato da tutti un padre di famiglia esemplare, ben diverso dal devoto divorziato Berlusconi, in cui il Vaticano dovrebbe vedere rispecchiati i valori cristiani.
A questo punto ci sarebbe da domandarsi come possano i vescovi italiani definire etico e sociale un progetto tanto "perverso" come lo zapaterismo. Come pure ci sarebbe da domandarsi cosa li rallegri maggiormente, se la sconfitta dello zapaterismo o il trionfo dell'illegalità, il trionfo di coloro che eludono e manipolano la legge.
Nulla può essere più onorevole, per lo zapaterismo e per il suo fondatore, del perdere queste elezioni in Italia in considerazione di chi le ha vinte e in quale modo, come nulla è più caratterizzante per la Chiesa italiana del suo pio compiacimento per chi ha vinto queste elezioni, conclude Delgado.

Che dire? Agli amici spagnoli potremmo solo ricordare che la Chiesa italiana non è solo la CEI, che esistono religiosi come don Paolo Farinella, prete genovese che si era rivolto, inascoltato, al suo vescovo per denunciare come, al raduno dello scorso anno organizzato dalla Presidenza della CEI, il notoriamente divorziato e felicemente convivente Silvio Berlusconi, avesse dichiarato che i cattolici coerenti non possono stare a sinistra, asserendo con questo che devono stare a destra, cioè con lui e con il suo liberismo che coincide sempre con i suoi interessi e mai col bene comune.
Lo stesso Berlusconi che per don Farinella rappresenta quel capitalismo speculativo e senza regole, peraltro condannato dal Papa, che adora un solo dio e ha una sola religione: il mercato. Colui che con le sue tv commerciali guida e gestisce il degrado morale del popolo, imponendo modelli e stili di vita che sono la negazione esplicita e totale di tutti i valori cristiani che il raduno del Family Day voleva affermare. Questa è la testimonianza di un prete, di un credente ferito che si dissocia dalle parole per nulla cristiane di Berlusconi e dal silenzio pesante della Presidenza della CEI.

La testimonianza del religioso continua anche a seguito delle elezioni, da lui viste come la sconfitta della strategia della gerarchia cattolica, segnatamente della CEI e della Segreteria di Stato Vaticana che puntavano su un risultato forte di Casini, il divorziato, e di Cuffaro, il condannato per favoreggiamento ai mafiosi, per condizionare destra e sinistra ed essere determinanti. Per questo sono stati mandati in campo i rappresentanti del Family-day, i cultori dei "valori".

E' da un religioso come don Farinella, e non da politici di destra, di centro e di sinistra, ospiti abituali del salotto di Bruno Vespa, che arriva una considerazione sul voto drammatica e sconsolatamente vera: "Queste elezioni hanno dichiarato la sconfitta del cristianesimo e dei suoi pilastri portanti. Un popolo che vota per il dio Po o per il dio denaro o per il successo a qualsiasi costo o per la mafia al parlamento o per chi ha vissuto rubando, affidandogli l'economia del paese, e' un popolo ateo, senza alcun riferimento etico che non sia il suo tornaconto immediato, un popolo senza futuro perché senza prospettiva". Per il prete genovese occorre ripartire dal senso del dovere, dal rispetto dei diritti di tutti, dal concetto di cittadinanza etica, dal rispetto delle regole sociali, dal farsi carico dei più deboli, dal condividere quello che siamo e che abbiamo con chi non ha nulla, fino a creare le condizioni perché vi sia effettiva parità di dignità e cittadinanza.
E' confortante sapere che esistono ancora in Italia uomini come don Farinella, biblista e scrittore, prete di fede e democratico senza aggettivi.

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