martedì 22 aprile 2008

'A livella...



Una volta c'era il principe De Curtis che recitava "'a livella" e spiegava che di fronte alla signora di nero vestita siamo tutti uguali. In effetti è passato tanto tempo; a sentire invece gli illuminati sottanoni del Vaticano neanche di fronte alla morte siamo uguali: se siamo neanche degli embrioni, abbiamo la fortuna di avere quel gigantesco e attrezzatissimo nonché agguerritissimo apparato che è la Chiesa Cattolica che -nella vesta candida del suo Grande Capo- va in giro per il mondo intero a difenderci, noi che -essendo cellule- non sappiamo neanche di essere qualcosa o qualcuno. Se invece siamo degli esseri umani fatti e finiti, cresciuti ed erranti -nel senso che sbagliano- e abbiamo commesso una colpa, in barba al precetto del perdono cristiano alla macchina di cui sopra di noi non frega niente! Leggere:

Equivoci pericolosi


I discorsi del Papa (e dei rappresentanti della Chiesa Cattolica) potrebbero far cadere facilmente in false e pericolose impressioni se non si conoscono o si dimenticano i retroscena ed i significati reali dietro ai bei proclami:
1) Il pontefice si fa paladino di diritti umani, ma nega con forza i diritti agli omosessuali, nega il diritto al testamento biologico, non prende neanche in esame la possibilità di poter scegliere una morte dignitosa, condanna il divorzio, la legge sull’aborto, ecc.
E non ricorda che sono state le religioni, Chiesa Cattolica in testa, che hanno avversato le libertà fondamentali come quella di pensiero e di espressione fino a tempi recenti con persecuzioni terribili verso i veri o presunti dissidenti con sistemi come La “Santa” Inquisizione. Non per nulla uno dei peccati più gravi era il dubbio della fede!
Dimentica che, sono stati i movimenti di opposizione alla Chiesa, come l’illuminismo, che hanno “costretto” la Chiesa a cambiare e a riconoscere i diritti umani.
2) “La realtà è che quando un clericale usa la parola libertà intende la libertà dei soli clericali (chiamata libertà della Chiesa) e non le libertà di tutti. Domandano le loro libertà a noi laicisti in nome dei principi nostri, e negano le libertà altrui in nome dei principi loro” Gaetano Salvemini.
3) Supponiamo che, nella ditta in cui lavorate, siate solo in due ad avere accesso ad alcuni files importanti. Un brutto giorno, succede un guaio: risultano cancellati dei dati! Il direttore, su tutte le furie, vi chiama e chiede chi sia stato e come sia potuto succedere…. Supponiamo che il vostro collega risponda: “io non sono stato, IO CI STO ATTENTO….”. Questo, in pratica, dice che voi non siete altrettanto attenti! E’ una offesa generalmente indebita che vi colpisce profondamente perché implica una valutazione negativa nei vostri confronti.
Chi sostiene che la propria è la sola religione a possedere la verità, automaticamente dice che gli altri sono in errore, che sono meno “prediletti da Dio”, che probabilmente non sono del tutto onesti e impegnati nella ricerca della verità, che non sono “predestinati”, ecc.. Poche cose possono causare maggiori e più profonde contrapposizioni.
Certamente non è il massimo per costruire la pace! Non a caso molte guerre hanno avuto origine più o meno diretta, o come concausa, da convinzioni o interessi religiosi. I problemi tra Israele e la Palestina sarebbero stati risolti già da molti anni se a radicalizzare i problemi e renderli di difficile soluzione non ci fossero posizioni religiose contrastanti ed irriducibili.
Chi ha delle certezze indiscutibili e principi non trattabili, non solo non può sviluppare rapporti di vero dialogo e rispetto delle differenze, ma, anche se predica pace e tolleranza, in effetti... (segue)



Papa e pena di morte, fallimento o ennesima furbizia?

Non c’era da dubitare che la risoluzione Onu contro la pena capitale potesse infrangersi, in tempi più o meno brevi, sulla solida scogliera dell’autonomia politico-giuridica degli stati, il cui principio di sovranità, di ottocentesca memoria, prima o poi si sarebbe fatto sentire con decisione.
E c’era poco da dubitare anche sul fatto che la rivendicazione di questo principio spettasse, in primis, alla nazione che rivendica anche, e soprattutto, la primazia di governo politico ed economico un po’ di tutto il pianeta.
“Quindi l’Onu è una gran cosa, ma quando si decide si decide, e lasciateci stare”.
Questo, per sommi capi, è il pensiero degli States, e probabilmente di qualche altro membro del Consiglio di Sicurezza, come la Cina. Eppure stavolta le tempistiche e le modalità di conferma di questo “imprescindibile diritto”, che nemmeno l’ingerenza umanitaria osa intaccare più di tanto, suscitano molte perplessità e qualche riflessione, perché il via libera a tre esecuzioni in Usa avviene in concomitanza con la visita del Sommo Pontefice.

La prima interpretazione, quella più piana e sufficientemente realistica, è che i cosiddetti accorati appelli alla vita di Papa Ratzinger, in terra d’America, non abbiano sortito effetto alcuno. Quella “pompatura mediatica”, e la relativa incidenza politica, in realtà sono un fenomeno in gran parte italiano.
Non solo, in termini reali, la visita di Ratzinger negli Usa non ha riscosso quest’enorme successo che, forzatamente, i media italiani cercano di far credere; ma questi appelli sorvolano distrattamente l’opinione pubblica americana, ed anche le istituzioni (come la Corte Suprema) come un aereo ad alta quota che getta volantini verso un mondo che non li raccoglie, e forse non riesce nemmeno a vedere l’aereo. Nella migliore delle ipotesi, quindi, si appalesa, o riappalesa, un comportamento autosufficiente e autoreferenziale degli States; un vero e proprio schiaffone al Papa, che non solo non viene ascoltato, ma addirittura viene preso in giro: tre esecuzioni, tre omicidi legalizzati in fila, quando il capo dei cattolici viene lì per chiedere il rispetto della vita.

L’altra interpretazione, quella più malevola e forse ancora più realistica, è che...
(segue)

Nessun commento: