sabato 3 maggio 2008

Decalogo per un nuovo paradigma della lotta all’omofobia



Riporto, per ora senza commentare, da Famiglia fantasma.

Sto provando a stilare una bozza di decalogo per cambiare i paradigmi della lotta omofobica. Non è un lavoro facile, e poi non ne ho le competenze.
Per questo vi chiedo di aiutarmi, con i vostri contributi per renderlo efficace, coerente e privo di eccessi o revisionismi.

1) COLLABORAZIONE CON LE ISTITUZIONI – Per fare passi avanti nella comunità civile dobbiamo abbandonare la paura delle istituzioni. Chi ha paura non si mette in gioco!
Viva la polizia, viva i Carabinieri, viva il Giudice di Pace.
Andiamo nelle caserme e parliamo con loro. Facciamoci conoscere.

2) RISPETTO PER I NUOVI INTERLOCUTORI POLITICI – Per fare passi avanti dobbiamo riconoscere la dignità dei nostri interlocutori. Quella dignità che noi chiediamo proprio a loro. Per provare la nostra dignità noi non abbiamo bisogno di accusare nessuno, né di screditarlo, né di addossargli colpe non dimostrabili.

3) NON RIVENDICAZIONI MA IMPEGNI CIVILI - La rivendicazione intesa come protesta, come lamentela, o “pretesa” che qualcosa ci debba essere concesso non è vincente. Neri, donne, poveri: si sono tutti conquistati l’uguaglianza battendosi. Noi non ci possiamo esimere da questa “legge naturale” della democrazia. Ci sono sempre stati prezzi da pagare: mettiamoli in conto.

4) DENUNCE SOCIALMENTE SOSTENIBILI - Facciamo denunce socialmente e psicologicamente sostenibili. La gente sa come evitare di essere ammorbata da denunce angoscianti, lamentele e attacchi polemici. Gli accenni al fascismo forzano la lettura delle nostre istanze in una ottica ideologica detrimente.

5) SE SIAMO DISPERATI, TACIAMO - Cercare consensi gongolandosi nella sindorme di onni-impotenza è un peccato mortale. Diffondere l’idea deprimente e falsa che “in Italia è impossibile” o che occorra “aspettare”, o che è colpa del Papa non serve a nulla. Se non abbiamo carattere, vero orgoglio, e non crediamo nei nostri obiettivi, è meglio che ci facciamo da parte. Per il bene di tutti.

6) L’OMOFOBIA NON E’ UN PROBLEMA DEI GAY - L’omofobia è un problema della maggioranza degli Italiani, non della minoranza omosessuale. Aiutiamo la cittadinanza italiana a prendere atto di questa realtà limitante e a farsene carico.
L’omofobia è un problema degli omofobi: questo è il messaggio da lanciare.
Se non saranno loro a guarire dall’omofobia (compresa quella interiorizzata) l’omofobia resterà sempre.

7) IL PROBLEMA DEI GAY E’ LA SEGREGAZIONE o APARTHEID - Il razzismo e la violenza scelgono preferiscono sempre più di esprimersi attraverso l’omofobia. Le conseguenze per noi sono segregazione, discriminazione. Gli effetti dell’omofobia sulle nostre vite: questo va denunciato. L’obiettivo delle nostre denunce deve essere uno solo: fare in modo che l’omofobia altrui non condizioni nè peggiori la nostra vita.

8) L’OMOFOBIA E’ UNA MALATTIA - L’omofobia è una malattia, che però non va curata a tutti i costi. Il clima omofobico diffuso ha un costo sociale. Chi è omofobo, resti pure tale: a spese dello Stato.

9) I DIRITTI NON SI IMPORTANO DALL’ESTERO - L’uguaglianza dei diritti non si importa dall’Unione Europea. Così come la democrazia non si esporta dall’America all’IRAQ. Noi italiani dobbiamo percorrere la nostra strada.

10) UNICO PUNTO FERMO: UGUAGLIANZA DEI DIRITTI - Mediare è stato un fallimento in passato. Lo sarà anche adesso.


Spero di ricevere tanti commenti che mi aiutino a stilare un decalogo che rappresenti veramente le idee di tanti che vogliono cambiare le abitudini di denunciare una omofobia in modo inefficace.

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