martedì 27 maggio 2008

Pride, nulla di nuovo sotto il Sole




Si avvicina a grandi passi la stagione dei Pride in tutta italia, che avrà come momento culmine il Pride di Bologna, 28 giugno.
Il contorno è roba vecchia, minestra riscaldata: il Pride è solo
ostentazione, non ha ottenuto
risultati utili, e allora noi andiamo in giacca e cravatta. Tié!

Già sentito. Il giorno dopo, sui giornali la classica foto del trans di turno (ormai gli basta pescare nel loro archivio) e le solite dichiarazioni a commento. Nessuno di quei pseudo-giornalisti dell'informazione puttana che ci sbattono in faccia ogni giorno rinuncerà al consueto rito post pride. Già visto.
Io ho già detto
quello che penso sulle polemiche di quest'anno, ora mi limito a riportare due articoli recenti, e aggiungere solo una costatazione: il Pride è l'unica grande manifestazione laica rimasta in questo povero Paese. Tutti i laici italiani, compresi i sedicenti laici e omofobi di sinistra, dovrebbero ringraziarci e partecipare, invece che sparare ad alzo zero contro di noi ad ogni occasione.
Si comincia a
Roma e a Milano il 7 giugno prossimo. Comunque la pensiate, buon divertimento.
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Giacca e cravatta - Quali vantaggi?
di Gianmario Felicetti, Famiglia Fantasma.

In questo periodo sono state molte le discussioni su un pride Giacca e Cravatta.
E’ difficile avere una opinione certa.
Certi eccessi danno fastidio anche a me. Da un lato mi farebbe comodo non vederli. Fa comodo a tutti non vedere certe cose. Ma è questo quello di cui abbiamo bisogno?Poi che dire: può sembrare una ragionevole concessione da dare alla destra. Con la sinistra ci siamo tirati giù le mutande, almeno qui un mignolino, una cosa da poco…
Ovviamente c’è stato chi ha scomodato i bambini, pur con tutte le buone intenzioni. Ma è fin troppo facile strumnetalizzare sulle persone indifese.

Ma allora, come la penso?

Penso che il Pride così come è fatto non serve a niente, in Italia. Risultati zero.
Tuttavia il Pride è il Pride. Farlo è necessario, è impomrtante e non può essere snaturato. Probabilmente noi italiani per avere dei diritti dobbiamo fare altre cose che non il Pride.
Ma un pride si fa come deve essere. E quindi: nessuno può dire come ci si va vestiti.
Se non siete d’accordo, ditemi: cosa ci guadagneremmo se facessimo un Pride in giacca e cravatta, per dare ragione alla destra?
Ci guadagneremmo in credibilità? No.
Avremo più potere contrattuale? Ne avremo meno, perché sarà il primo passo di quella negoziazione al ribasso che con la sinistra ci ha sfibrato l’orgoglio che dovremmo avere.
Avremo più dignità? Non credo proprio.
L’unica censura che fa bene al pride (forse) è quella delle persone che vanno a provocare solo per fare soldi e clienti. Quelle persone è meglio se non ci fossero, secondo me. Oppure relegate in fondo, alla fine. Fuori dalla festa.
Nessuna istituzione è nella condizione di porci condizioni quando per prime le istituzioni stesse ancora sono inadeguate nel farci esercitare quei diritti che la costituzione ci riconosce. Prima uguali diritti. Poi, nel caso, si parla del nostro modo di vestirci il giorno del Pride.

Non siamo noi che dobbiamo vestirci in giacca e cravatta. Sono gli altri che devono venire al Pride.

“Guardare il Pride Parade alla TV è come farsi prendere in giro dai mass-media. Partecipare al Pride Parade è come avere l’opportunità di Alice: addormentarsi e fare un sogno. Senza accorgersene, ritrovarsi in una realtà fantastica ed incredibile, allegorica e visionaria nella quale si incontrano Cappellai matti, regine di cuori prevaricatrici ed eccessive, gatti sornioni, adulatori e disorientanti. Come tutti i sogni è un sogno che dura poco, il tempo di un pomeriggio alla fine del quale è obbligatorio risvegliarsi per un anno intero. Ma al contrario dei soliti sogni è più concreto di quanto si possa credere. Quelle eccessive rappresentazioni così estreme da sembrare caricature dell’esistenza, in verità sono ritratti acuti e penetranti della realtà. La coscienza ne esce saldamente ancorata alla verità, come se, in mezzo a quel frastuono, ce ne fosse stato svelato, misteriosamente, il segreto: i gay sono normali cittadini italiani.” (tratto da “La Famiglia Fantasma”) .

Gay Pride for dummies
di Queerboy, Queerway.

Con l'avvicinarsi delle manifestazioni legate al Gay pride si fanno sempre più insistenti le polemiche legate alla manifestazione stessa e soprattutto alle sue forme "estetiche". Ministri, parlamentari e portinaie si sbracciano e difendono l'idea che il Pride sia una carnevalata e un'ostentazione inutile di nudità ed esagerazioni. Fanno eco anche gli omosessuali che da una parte difendono il Gay pride in ogni sua forma ed espressione e dall'altra lo accusano di esibizionismo e di inopportunità.
La tesi più battuta dai detrattori e dai critici della manifestazione legata alla fierezza omosessuale negli ultimi tempi è proprio quella dell'inutilità di certi metodi e di come il Pride stesso non abbia prodotto gli effetti dovuti e non abbia portato agli obbiettivi che si era prefisso alla nascita del movimento GLBT italiano.
Ad una prima lettura sembra una tesi condivisibile: anni di manifestazioni, rivendicazioni, ostentazioni e tette di fuori hanno lasciato il Paese nello stesso nulla da cui si era partiti. Non sono aumentati i diritti, non sono stati riconosciuti i legami tra persone omosessuali, non si è stati in grado di sconfiggere le discriminazioni, non abbiamo uno straccio di legge che condanni l'omofobia, ecc ecc...

Tutto vero. Ma è davvero colpa del Gay pride che suscita scalpore e irrita così tanto gli animi da convincerli a ostacolarne le richieste?
Evidentemente no! Secco e chiaro, così che non ci siano dubbi.
Prima di tutto bisogna chiarire che i politici che accusano il Gay Pride di non aver stimolato e prodotto i miglioramenti richiesti sono gli stessi politici che si sono opposti a che ciò accadesse.
I politici che sostengono che il Gay Pride è inutile e che senza si sarebbe andati più avanti sono quelli che si battono quotidianamente perchè i diritti e le tutele per le persone omosessuali non passino in Parlamento. Come dire che la segregazione raziale sugli autobus americani era colpa dei neri che non avevano le ruote e non dei bianchi che non li accettavano e che ne ostacolavano le rivendicazioni.

Ad ogni modo, anche senza coinvolgere le responsabilità politiche e personali di questi si può facilmente dimostrare che la loro è una scusa e una pura speculazione montata per far incappare nell'errore quante più persone possibili, omosessuali compresi.
La colpa dell'assenza di diritti, riconoscimenti e tutele è del Gay Pride carnascialesco e esibizionistico? Allora come si spiega che il Gay Pride si svolge ogni anno in tutto il mondo occidentale (e non solo) e che solo pochi paesi ancora non riconoscono, unioni omosessuali, adozioni e tutele?
Facendo due conti, infatti, la storia del Gay Pride come ostacolo per le rivendicazioni semplicemente non regge.
In America il Gay Pride sfila per le strade delle maggiori città degli Stati Uniti dal 1970 eppure quasi tutti gli stati riconoscono forme di unioni riconosciute per gli omosessuali e il Massachusetts e, ora, la California riconoscono il matrimonio come forma di parità. La Spagna riconosce il matrimonio gay e vede sfilare per le strade di Madrid e Barcellona dei Gay Pride colossali. I primi Gay pride europei si sono svolti nei Paesi Bassi e gli stati scandinavi sono stati tra i primi paesi al mondo a riconoscere tutele e diritti per gli omosessuali. La lista potrebbe essere lunghissima e, ahinoi, triste per l'Italia e gli italiani.
Il parallelo tra Gay pride e assenza di diritti e tutele si smonta da solo in pratica. Il Gay Pride si svolge praticamente in tutto il mondo negli stessi termini e con le stesse "manifestazioni estetiche" ma non in tutto il mondo produce gli stessi effetti. La colpa, quindi, non è da ricercare nella manifestazione in se, che si sappia.
Ovviamente si potrebbe fare una disquisizione di opportunità e di "adeguamento" della manifestazione alle società e alle culture alle quali si rivolge ma sarebbe sbagliato non tanto come principio quanto per ciò che rappresenta il Gay pride stesso.
Il Gay Pride, in pratica, è una festa di rivendicazione non una "banale" manifestazione politica. Ci sono momenti diversi e distinti della manifestazione e diversi e distinti dovrebbero rimanere.
Facendo un minimo di storia del Gay Pride e un po' di eziologia si dovrebbe ricordare che il Gay pride è il momento in cui la comunità omosessuale scende in piazza scegliendo di dar vita ad una "rivendicazione" diversa dalla semplice politica ma che affonda le radici in una critica ad una società che mira a nascondere tanto l'omosessualità che la sessualità stessa. Il Gay Pride è anche una rivendicazione di visibilità, il momento in cui gli omosessuali, e tutte le persone che vi partecipano, riacquistano visibilità e rivendicano il diritto di essere fieri di ciò che sono.
Essere omosessuali non è un valore in sé ma essere fieri di esserlo lo è eccome, è esercizio dell'autodeterminazione, della libertà e della democrazia.
Si può essere contrari a forme di eccesso, ovviamente, ma accusare il Gay pride di "remare contro" diventa sminuente.
Piuttosto le accuse dovrebbero essere rivolte altrove. Alla politica cieca e bigotta che guarda solo alle convenienze. Alle pochissime occasioni di dibattito serio. Alle stesse organizzazioni per i diritti delle persone GLBT che poco fanno oltre ad organizzare Pride e feste di finanziamento. Ai media che danno una visione stereotipata e limitata delle azioni GLBT e soprattutto all'assenza pressoché totale di manifestazioni politiche di rivendicazione diverse dal Gay Pride.
Il Gay Pride dovrebbe essere l'atto conclusivo di un anno di impegno politico e sociale, di manifestazioni, iniziative sociali corali, incontri e manifestazioni di piazza.
Tanto per fare un'esempio: la ministra Carfagna dice che le discriminazioni non esistono in Italia e che il Pride è una ostentazione? invece di impiccarsi sul Pride perchè nessuno ha organizzato una manifestazione in Largo Chigi, sotto il dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità? Bisogna aspettare il Gay Pride per fare cartelli contro la Carfagna? Si deve aspettare di andare tutti a Bologna per manifestare contro l'esclusione dei diritti civili dai programmi elettorali dei partiti per le passate elezioni?
Il movimento omosessuale esiste tutto l'anno, o almeno dovrebbe esistere!

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