Ecco un paio di articoli che rischiano di offrire ulteriori spunti, semmai ce ne fosse bisogno, per future campagne omofobe da parte delle solite sètte clericofasciste sempre attive in Italia. Il "convertito" etero non più di tanto, forse, perché di associazioni che 'curano' (o pretendono di farlo) l'omosessualità come fosse una malattia genetica o psicologica ce ne sono tante, soprattutto negli States, Eldorado di stranezze da sempre; la relativa novità è che stanno prendendo piede anche qui, e l'Agapo (che quasi plagia il nome dell'Agedo di proposito) è solo la più recente e la meglio organizzata.
Lo studio sui moscerini (a quando i famosi pinguini gay?) invece offrirà nello specifico nuova linfa alle tesi pseudo scientifiche sulla ricerca di un gene dell'omosessualità, e di coneguenza alla (sempre pseudo) ricerca di una cura genetica, eterna speranza dei razzisti mascherati da filantropi e/o depositari di messaggi divini.
Il ritorno dell'ex-gay
di Valeriano Elfodiluce
Giovedì 13 Dicembre 2007, da
Gay.it
All'inizio di questo 2007 fece discutere molto l'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa da Luca Di Tolve, un ex-gay dichiarato. Dopo anni di vita gay smodata e avvilente (che secondo lui lo aveva portato alla sieropositività), sosteneva di essere stato illuminato dai testi di J. Nicolosi (fondatore del NARTH, l'associazione per la cura dell'omosessualità) e R.M. Escriva (fondatore dell'OPUS DEI), di essersi avvicinato a gruppi di guarigione come Chaire e Living Waters (da poco arrivati in Italia), di essere "guarito" dalla sua condizione omosessuale e di essere felice di avere una fidanzata con cui presto si sarebbe sposato e avrebbe avuto dei figli.
Nel frattempo accusava il mondo gay, e in particolare l'associazionismo, di impedire agli omosessuali di capire il loro errore e di intraprendere un percorso come il suo. Luca Di Tolve è di recente tornato a far parlare di sè, grazie ad un'intervista rilasciata poche settimane fa ad una madre dell'Agapo (l'associazione dei genitori e amici delle persone omosessuali, che a differenza dell'AGEDO si propone di sensibilizzare i propri cari al loro "problema" e di convertire il loro orientamento) e disponibile su You Tube.
Ovviamente non si può discutere e commentare questa intervista in poche righe, ma alcune considerazioni preliminari possono offrirci degli spunti di riflessione interessanti. Smontare i suoi discorsi sarebbe facile (persino scontato), e sarebbe altrettanto facile supporre che la sua lotta all'omosessualità sia la conseguenza di un transfert psicologico creatosi per attenuare il senso di colpa nei confronti della propria sieropositività («non sono sieropositivo per colpa mia, ma per colpa dell'omosessualità»).
Sarebbe semplice ritornare a parlare di come la disinformazione, il disagio e l'omofobia interiorizzata degli omosessuali vengono ravvivati e strumentalizzati da persone che, caso strano, finiscono anche per lucrarci sopra (un corso di Living Waters costa intorno ai 150 euro), e sarebbe altrettanto semplice rimarcare che, se una certa elasticità nell'orientamento sessuale può esistere, di certo non può essere controllata a bacchetta.
Quello su cui varrebbe la pena di riflettere di più, però, è il fatto che Luca Di Tolve è il tipico esempio di persona che non ha mai capito che essere omosessuali non vuol dire relazionarsi tramite il sesso smodato e la superficialità dei rapporti. L'omofobia interiorizzata si manifesta anche trasformando stereotipi negativi in stili di vita («i gay pensano solo al sesso, io sono gay e quindi io posso pensare solo al sesso»). Tant'è che, se è vero che Luca Di Tolve è stato negli USA, pare proprio che abbia preferito relazionarsi solo con gli ambienti frivoli e non con quelli impegnati o con le situazioni positive (le tante coppie gay stabili con minorenni in affido, ad esempio, senza contare l'enorme quantità di associazioni gay e lesbiche statunitensi che parlano di tutto fuorchè di sesso).
Se poi fosse vero che i problemi della vita dipendessero tutti dall'orientamento sessuale sbagliato, un buon 90% della popolazione italiana dovrebbe essere composta da ex-etero, ma così non è. Che poi l'Arcigay organizzi solo eventi loschi in locali foschi (quando in realtà ha ben poca influenza sulle scelte dei locali convenzionati) bisognerebbe dirlo alle decine di piccoli comitati che ogni giorno si sforzano di migliorare le condizioni, spesso tragiche, in cui versa la comunità gay delle loro città.
Al di là di tutto questo, però, stupisce il valore simbolico (e abbastanza egoistico) che in questa intervista viene dato alla famiglia, a discapito di un grosso problema di fondo: anche ammesso che Luca Di Tolve ora sia definitivamente etero e monogamo rimane pur sempre sieropositivo. Se, come dice, per affermare la sua nuova identità avrà dei figli e se nasceranno sieropositivi cosa succederà? Tornerà gay a causa di un nuovo senso di colpa? Nell'intervista non dice nemmeno se lui e la sua fidanzata fanno regolarmente il test HIV o se fanno sesso protetto (cosa molto improbabile considerando il clima religioso in cui vivono la loro eterosessualità).
A questo punto la domanda nasce spontanea: i problemi nascono dagli ambienti o dalle persone?
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Le ragioni del moscerino gay
Se le cause dell'omosessualità nell'uomo continuano, e continuerannoa a far discutere a lungo, come dimostrano le recenti affermazioni di Desmond Morris nel caso - ovviamente ben più semplice - del moscerino della frutta, la situazione appare almeno in parte chiarita.
Università dell'Illinois a Chicago diretti da David Featherstone ha infatti scoperto che nel moscerino della frutta (Drosophila melanogaster) l'orientamento sessuale è mediato da una proteina, finora ignota, che regola la forza delle connessioni sinaptiche. Grazie a questa scoperta i ricercatori sono riusciti a ri-orientare le preferenze dei moscerini nell'arco di poche ore.
Come riferiscono sulla rivista Nature Neuroscience Featherstone e colleghi hanno in particolare scoperto che nel moscerino della frutta quando un gene, chiamato GB o "genderblind", subisce una mutazione, l'insetto diventa bisessuale. Lo studio di questo gene era in realtà partito dall'interesse dei ricercatori per il coinvolgimento della proteina che esso esprime nel trasporto del neurotrasmettitore glutammato al di fuori delle cellule gliali. Studi precedenti avevano mostrato che variazioni nella quantità di glutammato presente all'esterno delle cellule modificano la forza fra le giunzioni sinaptiche, che a sua volta influisce sul comportamento.
Nel corso di questi studi i ricercatori si sono accorti che tutti i moscerini maschi GB mutanti corteggiavano altri maschi. "Abbiamo così ipotizzato che i mutanti GB potessero mostrare un comportamento omosessuale a causa di una qualche alterazione delle loro sinapsi glutammatergiche", ha detto Featherstone. In particolare, le sinapsi dei GB mutanti potrebbero essere più forti.
"Il corteggiamento omosessuale potrebbe cioè essere una sovra-reazione allo stimolo sessuale". Per testare l'ipotesi i ricercatori hanno così iniziato ad alterare nei loro esemplari mutanti la forza di quelle sinapsi agendo, attraverso una serie di sostanze farmacologiche, su un meccanismo indipendente da GB. In tal modo sono riusciti ad accendere e spegnere a piacere il comportamento omosessuale dei moscerino nel giro di poche ore.
"E' stato sorprendente - ha osservato Featherstone - non avrei mai pensato di poter fare una cosa del genere, dato che si suppone che l'orientamento sessuale sia 'cablato' nel cervello. Questo cambia drasticamente il modo in cui pensiamo questo comportamento".
Featherstone e colleghi hanno ipotizzato che nel cervello del moscerino adulto siano presenti circuiti sensoriali a "doppia traccia", uno che innesca il comportamento eterosessuale, l'altro quello omosessuale. Quando GB sopprime le sinapsi glutammatergiche, quest'ultimo verrebbe bloccato. Nel corso dello studio i ricercatori hanno poi studiato come ciò avvenga: in assenza dell'azione di soppressione di GB, i moscerini non interpretano più i segnali dei ferormoni allo stesso modo. "In particolare, i maschi GB mutanti non riconoscono più come stimolo di repulsione i feromoni maschili."
Secondo Featherstone questa scoperta potrebbe prestarsi in futuro a una manipolazione di insetti nocivi in modo che, al posto di mettere in atto un comportamento distruttivo per l'agricoltura, fungano da impollinatori.
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