giovedì 24 gennaio 2008

Il giorno della memoria...



...anche la nostra.

Memoria - Omofobia – Oggi

A partire dal 2000, anno in cui il Parlamento italiano ha dato risalto ufficiale alla memoria (Legge 20 luglio 2000, n. 211, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 177 del 31 luglio 2000) anche per lesbiche e gay è iniziato un percorso di rivalutazione pubblica delle discriminazioni subite, in particolare nel periodo dell’Europa fascista e nazista.
Al pari delle altre diversità umane discriminate, tutto il movimento LGBT, ed in particolare Arcigay, nel corso di questi ultimi anni ha proposto diverse iniziative lungo tutta la penisola amplificando la divulgazione, del lavoro dei primi pionieri dediti alla ricerca storica dell’omosessualità in Italia, come Massimo Consoli, recentemente mancato. Sul senso della memoria si è già detto in diverse occasioni ed esso vale in generale non solo per le persone omosessuali ma per tutte le categorie di uomini e donne identificate come diverse, in primis gli ebrei, ma anche i Rom, i testimoni di Geova, gli handicappati, fisici e mentali. Il ricordo dei drammi subiti può diventare strumento di richiamo per le nuove generazioni affinché le discriminazioni non si ripetano, ma il percorso storico di chi ci ha preceduto può essere anche cemento identitario attraverso il quale far fronte alle discriminazioni dell’oggi.
Se i fascismi ed il nazismo furono ad oggi i principali strumenti di morte dei diversi, tutti i diversi, può esser fuorviante, in particolare per lesbiche, gay e trans, limitare l’analisi storica al solo periodo del trionfo del nazifascismo.
Limitandoci alla sola Europa occidentale, il 1945 fu il momento della liberazione e del crollo dei regimi totalitari e rappresentò per tutti l’inizio di un nuovo percorso democratico incentrato sulle libertà. Ma forse non per tutti … per gli omosessuali non proprio fu così!

Dopo il 1945 la repressione continuò, seppur in altre forme.
Nell’Italia del dopoguerra l’avvio della riflessione sulle responsabilità del fascismo e del nazismo trascurò completamente gli omosessuali: nessuno dei trecento e più confinati italiani per omosessualità ebbero considerazione, né ai fini di una eventuale risarcimento, almeno morale, né tanto meno come persone offese: semplicemente scomparirono nel nulla. In Italia, anche al tempo del fascismo non esisteva alcuna norma penale repressiva dell’omosessualità e pertanto non esisteva uno strumento coercitivo al quale opporsi: durante il fascismo vennero usati direttamente dalle forze di polizia, strumenti giuridici più generici ma altrettanto efficaci; uno di essi fu il confino. Non ci fu quindi una norma palesemente repressiva da rimuovere: e l’omofobia nella forma della “tolleranza repressiva” continuò a mietere vittime. Vittime semplici ma anche illustri come Peir Paolo Pasolini o Aldo Braibanti.
In Germania, il paragrafo 175 del codice penale tedesco, introdotto nel 1869 ed inasprito dal Nazismo, rimase in vigore e seppur con alcune mitigazioni rimase in vigore fino al 1994. Fu fortemente combattuto dai militanti LGBT tedeschi.
Nelle Europa dell’est la situazione non fu migliore, anzi: i gulag staliniani inghiottirono migliaia di omosessuali ed ancor oggi di coloro poco si sa.
Se per gli altri diversi la giornata della memoria rappresenta un’occasione di riflessione su avvenimenti terribili ma che riguardano il passato (passato che può sempre riproporsi in forme nuove), per lesbiche e gay questo non può che riguardare un passato prossimo legato strettamente con il presente. Per le persone LGBT la giornata della memoria rappresenta quindi una riflessione sull’omofobia di lungo periodo: dagli albori della storia a l’altro ieri. E se diamo uno sguardo al pianeta, solo un po’ al di fuori del mondo occidentale, non possiamo non renderci conto che il passato rappresenta il presente, più di quanto non si creda.
Ma anche a voler restare all’interno della nostra civile Europa non possiamo non notare che a fronte dei passi in avanti compiuti verso i diritti e la lotta alle discriminazioni, si stanno organizzando nuove “truppe omofobe” che spesso propongono le medesime argomentazioni utilizzate durante i totalitarismi: l’idea dell’omosessualità come malattia da curare, come disordine morale e via dicendo. La nostra Italia ne è l’esempio più lampante!
Riflettiamo quindi sulla memoria ma non trascuriamo il fatto che la nostra memoria è un fatto dell’oggi, ben lungi da diventare un mero argomento di studio sui drammi del passato.
Marco Reglia (per Arcigay)

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