Robo: ex frate gay, oggi felicemente fidanzato
Questa è la presentazione di un nuovo collaboratore di Queerblog; è una bella storia, ci rivedo le storie di alcune persone che ho conosciuto (uno, come Robo, era francescano e ha fatto una gran carrirera, tempo fa…), oltreché quello che avrebbe potuto accadere a me, visto che all’epoca ero avviato più o meno sulla stessa strada.
Ne è passata di acqua sotto i ponti; non sto a giudicare se il celibato obbligatorio dei religiosi sia giusto o meno (e per me non lo è) ma capisco la sofferenza di chi sta tra l’incudine della propria condizione omosessuale e il martello della vocazione religiosa. Provo rispetto per chi si vive quella condizione con sofferenza e dignità, non lo provo invece per quelli che vanno in giro a far danni (con o senza tonaca), e ne ho conosciuti anch’io. Ah, se ne ho conosciuti! E questa è un'altra realtà parecchio scomoda per lor signori del Vaticano, che infatti omettono di parlarne: qualcuno dovrebbe ricordargli quel passo evangelico che dice "guai a coloro che danno scandalo...", visto che non se lo ricordano.
Io credo che il punto di vista di gente come Robo sia importantissimo.
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C’è un episodio biblico che mi ha sempre fatto compagnia (tranquilli: questo è sempre Queerblog e non un Cattolicblog!): Abramo, il patriarca, che lascia tutto e parte su indicazione del Signore. E va. Non sa dove, ma va. E dopo mille peripezie ha un figlio, che chiama Isacco, «il figlio della gioia».
Mi torna sempre in mente questo passo ogni volta che nella mia vita mi è successo di partire, di lasciare tutto e di ripartire. In particolare, in due momenti (in realtà tre, ma uno rimane nel segreto del mio cuore): quando sono entrato in convento e quando ne sono uscito.
Ero frate di un antico ordine contemplativo (almeno così era alle origini…!) e quel che mi aveva affascinato era l’aria di famiglia che vi si respirava. Insieme ad una profonda spiritualità. Per natura sono un tipo abbastanza introverso e riflessivo, per cui mi sembrava che fosse proprio la mia vocazione.
Sono diventato frate e ho percorso le varie tappe, fin quasi a diventare sacerdote (son stato diacono per gli “addetti ai lavori” che leggono queste pagine – ce ne sono, ce ne sono…!) Non solo, all’interno ho anche fatto una carriera fulminante, se così vogliamo dire occupando posti di una certa responsabilità.
Tuttavia sia il clima di famiglia che quello spirituale percepiti all’inizio andavano a scemare. E così mi son trovato a cozzare con persone che, pur di esercitare un minimo di potere, pur di farsi “belli”, spinti dall’invidia non esitano a schiacciare gli altri.
Paradossalmente, non era la mia omosessualità a creare problemi (in base alla mia esperienza, purtroppo, sono proprio tanti i gay che se la spassano in convento… ma evitiamo di dar loro importanza) quanto il fatto che io sostenessi la necessità di essere se stessi (per molti confratelli, invece, l’importante è apparire, non essere, per cui, vai pure in sauna, ma che non si sappia che sei religioso…).
Ora, se c’è una cosa che non sopporto proprio è la falsità e, considerata la mia scarsa diplomazia (son ariete ascendente leone, per chi si interessa degli astri…), la mia uscita dal convento è stata inevitabile. Mi è giunta la “dispensa dai voti e la riduzione allo stato laicale”, come si dice in termini tecnici, con la quale, purtroppo ancora, ho potuto constatare quanto la Santa Madre Chiesa sia poco Madre (sulla sua santità non sta a me giudicare…) e molto “matrigna”.
E così son ripartito, come Abramo. Isacco è nato? Credo di sì. Da quasi 4 anni ho un compagno che adoro e che mi adora, ci siamo iscritti nel registro delle coppie di fatto del nostro comune e viviamo tranquilli e sereni, essendo noi stessi senza alcun problema di sorta. E con noi vivono tre cani – le nostre figlie: Shalom, Calliope e Daphne.
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