"VERA COPPIA MA NON IN ITALIA"
Due giovani giornalisti approdano alla Berlinale con la pellicola in cui raccontano l'impossibilità di avere diritti se si è gay.
giovedì 07 febbraio 2008, di Il Corriere della Sera via Gay News
MILANO — Sono giovani, carini, innamorati. Insieme da 9 anni, entrambi con un bel lavoro, una casa in comune, tanti amici. Una coppia unita, consolidata, che però non può sposarsi. E neanche far conto su quei diritti-doveri che una società civile non nega a nessuno: assistenza sanitaria al partner, reversibilità della pensione, alimenti in caso di separazione, eredità in caso di morte... Niente di ciò vale per Gustav e Luca coppia al maschile.
Una delle tante declinazioni delle nuove frontiere della famiglia, delle tanti unioni libere, etero e omosessuali, in atto in Italia. Cinquecentomila secondo l'Istat, il doppio rispetto a 10 anni fa. Chi ha provato a farsene, azzardando proposte di Pacs o Dico, ha fatto tremare istituzioni, vacillare governi, piovere anatemi.
Intolleranza e polemiche, un turbine omofobico che Gustav Hofer e Luca Ragazzi, professione giornalisti (il primo corrispondente culturale della rete franco-tedesca Arte, il secondo critico di cinema) hanno deciso di raccontare in un film,
Improvvisamente l'inverno scorso
titolo che rimanda al celebre mélo di Mankiewicz bersaglio di censure negli Usa fine anni 50 per le sue tematiche omosessuali. Realizzato in digitale, budget casalingo (5.000 euro), collaborazione generosa di qualificati tecnici del montaggio e del suono, voce narrante Veronica Pivetti, arriva ora alla Berlinale, sezione Panorama, che apre oggi.
«Certo non ci saremmo mai aspettati di finire in un festival tanto prestigioso», commentano felici i due. Giusto un anno fa l'inizio delle riprese. «Armati di una telecamera in alta definizione abbiamo seguito l'iter al Senato di quella legge sulle unioni di fatto proposta dal governo Prodi in sintonia con le direttive UE. Da cui, oltre all'Italia, sono rimaste fuori solo Grecia e Austria.
Per il resto le unioni di fatto sono regolamentate ovunque. In Spagna, Belgio, Paesi Bassi ai gay è addirittura consentito di sposarsi». Ipotesi per noi lontane anni luce. Quella che esce dal film-documento dei due registi è un'Italia incagliata in preconcetti e oscurantismi. A parte le opinioni dei politici, di destra e di sinistra, da Buttiglione a Binetti, da Pollastrini a Salvi, da Luxuria a Grillini, Gustav e Luca danno voce alla gente comune, a rappresentanti di gruppi religiosi.
«Ma i commenti raccolti non sono certo incoraggianti, denunciano una disinformazione preoccupante — assicurano —. Per gran parte degli intervistati l'omosessualità resta "contro natura", "una ma-lattia", "una minaccia per l'estinzione dell'umanità". E i Dico sono visti come una pericolosa scorciatoia verso pedofilia, incesto, adozioni selvagge».
«Noi — dicono — in questi anni abbiamo vissuto nel nostro microcosmo, tutelati da amici e parenti. Invece era mera illusione». Ma poi la bolla dorata si spezza, l'Italia con cui fare i conti è un'altra. «Anche se la realtà è sempre imprevedibile. Finito il film l'abbiamo mostrato a un po' di amici. E il commento più bello è arrivato da una signora anziana, cattolica, siciliana, la madre di Luigi Lo Cascio (sposato con la nostra montatrice, Desideria Rayner): "Vedendo voi due — ci ha detto — la vostra complicità, come vi amate, vi litigate, ho pensato a me e a mio marito"». Dopo l'annuncio che il film sarebbe stato proiettato a Berlino, a Luca e Gustav sono arrivate richieste di distributori stranieri interessati. Nessuna dall'Italia.
Nessun commento:
Posta un commento