Di Trotzky, da ResistenzaLaica.
In passato gli studiosi di sociologia hanno ipotizzato più volte la sussistenza di una correlazione tra il livello di evoluzione di un Paese e il numero di credenti nella varie confessioni religiose. Di recente questa ipotesi è stata confermata da un sondaggio svolto in tutto il mondo con il quale è stato chiesto agli intervistati se credevano all'esistenza di Dio.
L'Europa, l'Asia, l'Oceania e il Nord America hanno superato di molte lunghezze l'Africa e il Sud America, continenti che non godono di un accettabile livello di benessere. Relativamente ai primi quattro, quello che possiamo chiamare indice di ateismo si attesta su una media del 57% della popolazione, una posizione molto più alta di quanto non ci aspettassimo.
Nell'ambito dell'Europa, i Paesi che si stanno sviluppando più rapidamente in quanto a economia, cultura, crescita del prestigio internazionale e promozione di leggi riguardanti i diritti civili sono gli stessi nei quali l'ateismo sta dilagando a macchia d'olio. Vale a dire Spagna, Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Irlanda, Regno Unito, Federazione Russa, Austria e Repubblica Ceca. Notevole è il fatto che Spagna, Austria a Irlanda hanno fatto un ragguardevole balzo in avanti non appena sono sfuggiti al soffocante abbraccio della Chiesa.
La correlazione trova conferma pure nei Paesi extraeuropei, come il Giappone, l'Australia, la Nuova Zelanda, il Canada e la Cina.
Tra i Paesi dell'Europa occidentale, il ruolo di Cenerentola è svolto purtroppo dall'Italia, dove la percentuale dei bigotti – ovvero di quelle persone ipocrite, perbeniste, sessuofobe, tutte casa e chiesa, che non vedono al di là del proprio naso e demandano ad altri la soluzione dei loro problemi – non è molto diversa da quella dei Paesi africani e da quelli più arretrati dell'Europa orientale. Nel nostro Paese, infatti, crede in Dio – una parte sinceramente, un'altra per squallido opportunismo – ben il 64% della popolazione adulta!
Questo spiega la crisi economica, morale e culturale, che stiano attraversando, le guerre tra i cattolici e i laici e tra gli italiani e gli immigrati clandestini, che ci hanno portato all'esasperazione, la scarsa considerazione di cui godiamo in Europa e l'inerzia del ceto politico di fronte ai numerosi problemi che rendono sempre più difficile la nostra esistenza.
A questo punto i laici dovrebbero capire che il tempo di cambiare musica è arrivato. La smettano dunque di corteggiare i voti dei bigotti, che tra l'altro non avranno mai, pensino ai problemi degli italiani, invece di preoccuparsi di quelli del Vaticano, e si decidano a rispettare le direttive della Ue in materia di diritti civili, se non vogliono continuare a farci pagare multe miliardarie e portare il Paese, che è già allo sbando, a un punto dal quale non potrà tornare più indietro.
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