Dal blog Femminismo a Sud.
Domenica, mentre consulto i quotidiani online trovo una notizia accompagnata da orribili foto (voi potete guardare il video che mostra com'e' andata) che parlano del rastrellamento dei trans a Roma. Faccio il report della giornata antifascista a verona e non posso trattenermi dal concluderlo parlando giusto di questo.
Passa una giornata e sappiamo dalla ministra alle pari opportunità carfagna che l'omofobia non esiste e che dunque lei non concederà mai il patrocinio del ministero al pride (quello nazionale si svolgerà a Bologna il 28 giugno).
Infine dal fronte cattolico veniamo a sapere che si stanno contando e hanno già stabilito che i parlamentari cattolici sono sufficienti a modificare, anzi cancellare la legge 194 perchè a loro parere avrebbe causato un "inverno demografico".
Tutto ciò accade dopo una settimana di rastrellamenti e deportazioni di Rom. Una settimana in cui si è detto, scritto e fatto di tutto e già basta a stendere un elefante, figurati i tanti e le tante militanti già provate/i in giro per l'italia.
Invece no. Ce n'e' ancora. Leggo che quella storia, accaduta un giorno fa e che parla di trans trascinati per i capelli, davanti ad una folla di bestie disumane, e schiaffati dentro una macchina di polizia mentre la folla assetata di sangue e di vittime da linciare applaude e urla e gode soddisfatta, eccitata, quasi invasata, come se avesse in circolo ettolitri di adrenalina e chili di cocaina pura, viene passata su Rai Uno senza la minima disapprovazione e con un commento di comprensione umana per quella povera gente (parla della folla di invasati linciatori) così tanto esasperata.
Come altri hanno fatto osservare prima di me un simile spettacolo non può che legittimare la "voglia di ronda" che c'e' in qualunque ragazzino mediamente stronzo o in qualunque "cittadino" mediamente fascista.
Quello che veramente mi riesce complicato da capire è come sia possibile che non ci sia nessuno ad indignarsi a parte che poche sparute menti pensanti che rappresentano se stesse. Nulla di sbagliato, anzi, che di individui è fatta la folla e se sono individui che ragionano ancora meglio. Ma quello che voglio dire è che non capisco come si sia persa per troppe persone quell'antenna che persino a me che sono nata tanto tempo dopo la seconda guerra mondiale è rimasta in testa.
Chiamatelo fascist-detektor, chiamatelo allergia al nazismo, chiamatelo come vi pare ma il mio radar è da un bel pezzo che mi dice che siamo ufficialmente in pieno regime fascista. E già che vi ho fatto una testa grande così di parole e parole di resistenza e lungimiranza e antifascismo. Così, posso capire che non tutti siano in grado di vedere, non subito almeno. Ma di quali altre prove hanno, avete bisogno per rendervi conto che sta succedendo, di nuovo, ancora, con un governo instaurato come si fa con i regimi? Perchè di regime si tratta, ottenuto senza tanto spargimento di sangue ma con lo spargimento di tanta materia grigia di gente che ancora è immobile e sotto ipnosi mentre continua a vedere il soldato forzitaliota emilio fede e i camerati leghisti e fascisti mentire sul presente.
Com'e' possibile che nessuno colga la differenza, che non si capisca che...
(qui il seguito e relativi links)
Oltre che fascista, questo è anche un paese lassista e menefreghista, culturalmente immaturo; non saremmo arrivati a questo se tutti -noi cittadini italiani- e non solo una parte avessimo a cuore la legalità, e non avessimo la memoria tanto corta.
Non basta dire che ci hanno cloroformizzati, siamo anche tanto pigri...
F.
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Storia di migranti e di prigioni sociali
Quando arrivammo al nord, con le valigie di cartone, per prima cosa ci mancava il sole. Eravamo in crisi d’astinenza da mare. Mentre il babbo si incatenava per ore nei turni di fabbrica, noi provavamo a sentirci più a casa.
Ricordo la prima discussione con la signora del piano di sotto. Si lamentava delle briciole. Si lamentava dell’acqua che veniva giù dai panni stesi. Si lamentava del rumore e dell’eccessivo vociare. Si lamentava della risata allegra di mia madre.
Perché in Sicilia si vive lo spazio dentro e fuori le mura di casa. Perciò si mangia volentieri in balcone o sul terrazzo, si stendono i panni all’aria aperta poiché il sole li asciuga subito. Che dire poi delle nostre parlate rumorose. Siamo gente dall’espressività vocale autentica, il nostro tono è festoso. Qualche volta ci capita anche di litigare e proprio non ci riesce di sibilare come fanno questi qui del nord. La risata di mia madre poi è un vero e proprio miracolo. E’ contagiosa e quando lei ride la sua faccia si trasforma e ti mette allegria. Mia madre è un mondo solare è pieno di calore. La signora del piano di sotto invece è così triste, con quei capelli tinti che sanno di inquinamento e colorante messo male. Ha gli occhi spenti e secondo me non ride mai.
Mio padre tornava dal lavoro e amava averci tutti in casa. Da noi è usanza parlare mentre si mangia. La signora del piano di sotto invece mangia davanti alla televisione, da sola. I suoi figli la vengono a trovare solo raramente.
Una volta le ho chiesto se aveva bisogno di qualcosa. Lei però guardava strano e rientrò in fretta per mettersi a spiare le mie mosse da dietro le tendine. Stavo asciugando i capelli con il sole del mattino. Una cosa strana da fare in questo posto senza luce.
Mio padre lavorava come un mulo e qualche volta tornava a casa arrabbiato perché lo chiamavano terrone. Aveva braccia forti e una volontà di ferro. Un uomo in grado di scaricare metallo pesante per ore e ore senza lasciar sfuggire mai un lamento. Per fare contenti i padroni non si era neppure iscritto al sindacato. Gli altri scioperavano e lui al lavoro. Gli altri a chiacchierare e lui al lavoro. Ancora sperava di essere stimato per il suo valore, per quello che sarebbe riuscito a dimostrare. Non lo sapeva ancora che qui sfruttano gli esseri umani e di sicuro non li apprezzano se si fanno sfruttare meglio.
Mia madre si svegliava presto al mattino e cominciava a pulire e cucinare per servire la famiglia. La signora del piano di sotto alla riunione di condominio chiedeva cosa aveva di così importante da fare per svegliarsi tanto presto. Così mia madre camminava in punta di piedi e puliva e cucinava piano, senza fare rumore, fino a che l’inquilina dispettosa non tirava su le tapparelle. Tentò anche di conquistare la sua simpatia e le portava pietanze e piccoli regali ma quando fu che un accappatoio cadde dal nostro balcone al suo lei non volle restituirlo. Disse che bisognava che imparassimo ad essere più civili e si precipitò a gettare l’indumento nell’immondizia.
Era il più bell’accappatoio di mio padre e allora la mia mamma...
(qui il seguito)
Storia di migranti e di prigioni sociali
Quando arrivammo al nord, con le valigie di cartone, per prima cosa ci mancava il sole. Eravamo in crisi d’astinenza da mare. Mentre il babbo si incatenava per ore nei turni di fabbrica, noi provavamo a sentirci più a casa.
Ricordo la prima discussione con la signora del piano di sotto. Si lamentava delle briciole. Si lamentava dell’acqua che veniva giù dai panni stesi. Si lamentava del rumore e dell’eccessivo vociare. Si lamentava della risata allegra di mia madre.
Perché in Sicilia si vive lo spazio dentro e fuori le mura di casa. Perciò si mangia volentieri in balcone o sul terrazzo, si stendono i panni all’aria aperta poiché il sole li asciuga subito. Che dire poi delle nostre parlate rumorose. Siamo gente dall’espressività vocale autentica, il nostro tono è festoso. Qualche volta ci capita anche di litigare e proprio non ci riesce di sibilare come fanno questi qui del nord. La risata di mia madre poi è un vero e proprio miracolo. E’ contagiosa e quando lei ride la sua faccia si trasforma e ti mette allegria. Mia madre è un mondo solare è pieno di calore. La signora del piano di sotto invece è così triste, con quei capelli tinti che sanno di inquinamento e colorante messo male. Ha gli occhi spenti e secondo me non ride mai.
Mio padre tornava dal lavoro e amava averci tutti in casa. Da noi è usanza parlare mentre si mangia. La signora del piano di sotto invece mangia davanti alla televisione, da sola. I suoi figli la vengono a trovare solo raramente.
Una volta le ho chiesto se aveva bisogno di qualcosa. Lei però guardava strano e rientrò in fretta per mettersi a spiare le mie mosse da dietro le tendine. Stavo asciugando i capelli con il sole del mattino. Una cosa strana da fare in questo posto senza luce.
Mio padre lavorava come un mulo e qualche volta tornava a casa arrabbiato perché lo chiamavano terrone. Aveva braccia forti e una volontà di ferro. Un uomo in grado di scaricare metallo pesante per ore e ore senza lasciar sfuggire mai un lamento. Per fare contenti i padroni non si era neppure iscritto al sindacato. Gli altri scioperavano e lui al lavoro. Gli altri a chiacchierare e lui al lavoro. Ancora sperava di essere stimato per il suo valore, per quello che sarebbe riuscito a dimostrare. Non lo sapeva ancora che qui sfruttano gli esseri umani e di sicuro non li apprezzano se si fanno sfruttare meglio.
Mia madre si svegliava presto al mattino e cominciava a pulire e cucinare per servire la famiglia. La signora del piano di sotto alla riunione di condominio chiedeva cosa aveva di così importante da fare per svegliarsi tanto presto. Così mia madre camminava in punta di piedi e puliva e cucinava piano, senza fare rumore, fino a che l’inquilina dispettosa non tirava su le tapparelle. Tentò anche di conquistare la sua simpatia e le portava pietanze e piccoli regali ma quando fu che un accappatoio cadde dal nostro balcone al suo lei non volle restituirlo. Disse che bisognava che imparassimo ad essere più civili e si precipitò a gettare l’indumento nell’immondizia.
Era il più bell’accappatoio di mio padre e allora la mia mamma...
(qui il seguito)
2 commenti:
"la Carfagna non ha futuro, esistono già prototipi di robot giapponesi che parlano con la topa..."
http://guerrillaradio.iobloggo.com/archive.php?eid=1706
Buona questa! :D
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