mercoledì 11 giugno 2008

Donni e Uome



Alla facciaccia della misera, triste ristrettezza di vedute di santamadrechiesa sulla sessualità, che rifiuta di rendersi conto che il mondo cambia (grazie a dio, mi verrebbe da dire, se non suonasse troppo sarcastico...), ecco un'altra puntuale analisi sull'evoluzione della sessualità contemporanea.
Perché la chiesa si ostina a rifiutare ogni forma di affettività, prima ancora che sessualità, che non sia la solita 'famiglia tradizionale'?
Non riesco a immaginarlo...
--------------------------------------------------

Una ricerca dimostra che i ruoli sessuali sono cambiati, i generi sono sempre più vicini. E che il coito stanca (ma la tenerezza no).

L’amore si fa in quattro: due corpi biologici (maschio e femmina) seguono il drive evolutivo alla riproduzione (consegnare i propri geni al futuro), mentre due individui (uomo e donna), elaborati dalla cultura nella mente e nel corpo, cercano di ottenere il controllo dei primi due. A stento, dato che, nella nostra società postmoderna, si è consolidata l’asimmetria tra riproduzione e sesso, simile alla differenza che intercorre tra alimentazione e gastronomia, o tra emissione di vocalismi e canto. Il guaio è che, in Occidente, uomini e donne cominciano a fare confusione tra la stanza dei bottoni e quella da letto. È una questione di modelli. Un tempo era tutto chiaro: Marte amava Venere, facendo cornuto il deforme Efesto (Odissea, VIII, 266-366); nel frattempo il bell’Apollo inseguiva le ninfe e, al momento topico, non combinava niente. Mercurio faceva l’accompagnatore di anime morte, portando avanti le fantasie erotiche. Le Dee, per pudore, non stavano a guardare. Oggi, rispetto ai tempi di Omero, sono saltate le distinzioni binarie. Per quanto riguarda il sesso, gli italiani sono diventati donni e/o uome. Così pare nell’analisi condotta dall’Istituto GPF per Pfeizer, Gli Italiani e la sessualità (2007), dove si incontrano strani soggetti sessuali. “La prima macroevidenza dell’indagine è l’allineamento delle risposte di uomini e donne sulla maggior parte degli indicatori. Il dato rivela l’avvicinamento dei generi, fondato su un processo di revisione dei ruoli sessuali”. Come direbbe Simone de Beauvoir: «Essere donna vuol dire essere un uomo come un altro ». Con plauso delle donne, la pubblicità espone il corpo maschile nudo. Ottimo risultato, come quello che ha consentito alle donne di fare il soldato e ammazzare bambini. D’altra parte, “i pubblicitari sono mercanti di sabbia che lavorano per l’espansione del deserto” (Gruppo Marcuse, 2006).

Ancora la ricerca GPF: “Gli uomini sono oggi più disposti a parlare della propria sessualità e dei problemi a essa legati e si mostrano più propensi a risolvere eventuali forme di disagio con un approccio che coniughi l’esigenza di trovare comprensione e ascolto, e la sicurezza data da una prospettiva di supporto medicale”. I sondaggi, si sa, contengono essenzialmente narrazioni di sé, di come vorremmo essere e non di come si è. Freud non interpretava i sogni, ma analizzava come essi venissero narrati, parola per parola. È così che andrebbero letti i sondaggi. A quanto pare, l’italiano di oggi è fautore della coppia d’amore (per il 76,6% degli uomini e l’85,6% delle donne, “non è possibile avere rapporti sessuali soddisfacenti senza coinvolgimento affettivo”). L’uomo si immagina tenero con le donne, ma sicuro della sua “durezza farmaceutica” sotto la cintura.
Dato che quest’ultima la si risolve in qualche modo, esiste la pillola della tenerezza? Come scriveva Hemingway: “Per resistere bisogna durare”. Il 77% degli italiani tra i 18-74 anni (34 milioni di individui) dichiara di avere una relazione sentimentale. Tra costoro, il 60% dichiara di essere molto soddisfatto della sfera sessuale, attribuendosi un voto da 8 a 10, dato trasversale al genere (61% uomini e 59% donne). Il mito starebbe in piedi, se non ci fossero lo sterminato numero di prostitute, la pedofilia, le violenze, il voyeurismo, la pornografia su Internet. Forse è questo il punto: la soddisfazione sessuale di uomini e donne è rediretta verso obiettivi complessi.

A tale proposito stiamo assistendo a una serie di trasformazioni comportamentali nella sfera della sessualità che mostrano un’inversione dei caratteri sessuali secondari. Il fenomeno, come sempre nell’immaginario, coinvolge più il corpo femminile che non quello maschile. Il sesso non è più considerato quello che si attiva verso i genitali (caratteri sessuali primari), ma quello che gestisce quelli secondari (sederi, seni, piedi, labbra, ombelico, schiena, capelli, muscoli e lunghezza del pene per gli uomini ecc.). Questo è il regno della leggerezza e della tenerezza, come insegna il latin lover. Il sesso primario è sangue e sudore; quello secondario è l’elogio dell’impermanenza. Ecco perché è area di mercato. La tenerezza non lascia conseguenze, il coito sì. La tenerezza si ricompra all’infinito. Il coito stanca. Va allora riconsiderata la soddisfazione sessuale: si rivolge al sesso primario o a quello secondario? Credo che oggi gli italiani siano molto soddisfatti per questa seconda, nuova, forma di sesso legata ai caratteri secondari: gli uomini sono tutti guardoni e abili nella mano morta; le donne sono diventate esibizioniste (al punto che così è rappresentata, con tanto di impermeabile aperto, una vecchietta di una pubblicità telefonica). Una bella soddisfazione.
A proposito: gli uomini in media dichiarano un livello di soddisfazione più alto correlato al desiderio di aumento delle prestazioni, in termini di frequenza e di durata. Interrogati sul desiderio di avere successivamente a un primo un secondo rapporto sessuale, il 18,1% degli intervistati risponde “sempre” o “spesso” contro il 47,6% che si divide tra “raramente” e “mai”. Sensibili differenze tra le risposte di uomini e donne; per i primi il “sempre” o “spesso” raggiunge il 23,5% contro il 12,7% delle donne; il “raramente” o “mai” si attesta al 38,9% contro il 56,3% delle donne. Che fine ha fatto il mito dell’orgasmo femminile mai raggiunto a causa della velocità maschile? Pare di vederle le donne: «Cara, lo facciamo ancora?»; «Oppercarità, no!».

La sessualità secondaria appare protagonista della re-genderization, la riappropriazione del genere femminile tra le giovanissime. “Nella borsetta devono esserci: gomma da masticare, lucidalabbra, fermaglio per capelli, piegaciglia”: si tratta di indicazioni date, per iscritto (in un libro legato al cartone animato Trollz), a bambine di quattro anni. L’immaginario popolare di veline perverse, trascurato dalle élite intellettuali, decide cosa comprare, sognare. E a quali modelli le “nuove donne” devono conformarsi. La risposta maschile è stata semplicemente un lungo sguardo libidinoso a quello che Ariel Levy chiama raunch, la diffusione di ciò che un tempo era ai limiti della pornografia: mutande in vista, spogliarello continuo, lap dance (ho visto una ragazzina in tram accennarne i passi), labbroni e tettone da puttana. Nello Studio sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza (Eurispes, 2007, intervistate 1950 persone tra gli 11 e i 18 anni), si scopre che il 57,2% “non l’ha ancora fatto” (2005, 64%); la maggior parte dei ragazzi fa sesso tra i 15 e i 17 anni; il 4% tra gli 11 e i 13 anni.
Con il sesso le ragazzine scelgono l’amore (58% rispetto al 13,5% dei maschi). Potrebbe però essere un atteggiamento legato allo stereotipo femminile che spinge a giustificare coi sentimenti il desiderio sessuale. Una ragazza mi ha detto che imparava a baciare guardando i telefilm. Auguri: e il resto? La pornografia su Internet è visitata dai ragazzini: maschi 17,7%, femmine 14%. I maschi si eccitano, le ragazze imparano. Qual è il contraltare maschile delle fatine Winx? Kafka scriveva: «Uno degli strumenti del male è il dialogo». Gli italiani la pensano diversamente: per il 90,4% “è importante parlare di sessualità con il partner” (ricerca GPF). Eguale percentuale, condivisa da uomini e donne, ritiene che “l’uomo, oggi, per sedurre una donna deve saper parlare con lei e ascoltarla”. Sedurre? A quanto pare il nuovo uomo italiano è un incrocio tra Valentino Rossi (neotenico, occhioni grandi e azzurri, testa tonda e ricciuta) e George Clooney (tenebroso, ma non pericoloso; intento, con il capo reclinato e lo sguardo tenero, ad ascoltare le donzelle). Donne, dopo il fattaccio provate a chiedere a Clooney cosa avete detto, e vediamo se si ricorda qualcosa. Per quel che mi riguarda, rimango ancorato al modello John Wayne. Dopo mesi di avventure, torno a casa sul cavallo sfiancato, i sopraccigli all’ingiù, stracco. Nella cartucciera, magari, ho una pillola blu (non si sa mai). Entro e non dico niente alla donna che mi attende. Non mi va di mentire per un amplesso. D’altra parte, gli eroi sono a perdere.
Mentre sono intenti a morire, le loro donne si accoppiano con i codardi rimasti a casa.

(da http://dweb.repubblica.it/home)

Nessun commento: