venerdì 23 maggio 2008

L'idea di religione nelle lettere di Einstein



dal blog di Trotzky.

Le recenti diatribe sulle intollerabili ingerenze della Chiesa nella dialettica politica del nostro Paese - sconfinate in questi giorni in un attacco senza precedenti del Papa alla legge 194, che, al di là dei suoi contenuti e dei suoi meriti, è una legge dello Stato e, pertanto, non soggetta alla supervisione di esponenti di uno Stato straniero - inducono a riflettere sul male che la religione ha fatto in passato e continua a fare alla società.

Uno degli scienziati che ha espresso più chiaramente le sue idee in proposito è indubbiamente Albert Einstein, come si evince dalle numerose lettere che hanno alimentato l'annoso dibattito sulle sue convinzioni religiose.

Il quotidiano statunitense msnbg riporta che l'ultima di queste lettere venuta alla luce - che sarà messa all'asta a Bloomsbury tra qualche giorno - porta acqua al mulino di chi ha sempre negato che il teorico della relatività fosse un credente.

"Le parole di Dio - afferma, infatti, Einstein - sono l'espressione della debolezza umana e la Bibbia è solo una raccolta di leggende create da uomini primitivi e piuttosto immaturi, un dato che nessuna interpretazione, per quanto sottile, può inficiare".

"Non posso immaginare un Dio che ricompensa e punisce le sue creature, un Dio i cui propositi sono modellati sui nostri, in breve un Dio che è solo un riflesso della fragilità umana. Non posso credere inoltre che l'individuo sopravviva alla morte del suo corpo. A queste cose credono le menti deboli che, per vincere la paura della morte, si crogliolano nella ridicola illusione della vita eterna".

La leggenda di un Einstein credente è nata dalla sua idea di religiosità, che definisce "la capacità di meravigliarsi di fronte a qualcosa che non si riesce a capire". Egli aggiunge, tuttavia, che "lo scienziato, diversamente dal primitivo, parte da questa emozione per chiedersi il perché dei fenomeni e comprendere la Ragione che si manifesta nella Natura".

Einstein prevede che "con l'avanzare della evoluzione, il sentiero che porta alla vera religiosità non farà più leva sulla paura della vita e della morte, ma abbandonerà la fede cieca e si sforzerà di seguire la strada della razionalità".

"Il misticismo è un segno di debolezza e di confusione. Le nostre esperienze interiori non sono che la riproduzione di impressioni sensorie. L'anima senza il corpo è di conseguenza un concetto privo di significato".

Il pensiero che, tuttavia maggiormente si attaglia a quanto sta succedendo ultimamente nel nostro Paese e in nessun altro lo si ritrova nella lettera in cui sostiene che "una dottrina capace di imporsi solo in una atmosfera oscurantista non può che danneggiare profondamente il genere umano. I religiosi dovrebbero abbandonare l'insegnamento di un Dio minaccioso sul quale in passato hanno fondato il loro potere".

Nessun commento: