venerdì 22 gennaio 2010

THE END



Il Triangolo Rosa arriva alla fine. Ma in altra forma prosegue, trasformandosi nel nuovo blog LAICITTA'.
Grazie a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere questo blog e avranno la pazienza di leggere il nuovo.
F.

venerdì 4 luglio 2008

PAUSA...



Questo blog si prende una pausa, una pausa di riflessione; che può durare pochi giorni, come molti di più.
A parte lo scarsissimo numero di visitatori (che sarebbe già un motivo più che sufficiente per chiuderlo definitivamente), il fatto è che -
come ho già avuto modo di dire- a me manca qualcosa, in questa bella società internettiana fatta di laici (o presunti tali) che si ritrovano tutti i giorni a chiacchierare e a darsi amichevoli pacche sulle spalle a vicenda.
Quando ho sollevato il problema -problema solo per me, a quanto pare- qualcuno aveva parlato dei nostri come di siti/blog "autoreferenziali" e narcisisti, e a volte mi viene quasi da pensare non abbia tutti i torti: chi più chi meno siamo tutti d'accordo su quello che ci diciamo: la Chiesa ci opprime, l'omofobia, la laicità eccetera. Facciamo sfoggio di cultura (non io che non ce l'ho) e professione di anticlericalismo, a volte facciamo a gara a chi lo è di più. Apriamo in continuazione nuovi siti e nuovi blog (incluso questo...). Quello che manca è la fase costruttiva e propositiva, l'azione concreta, la mobilitazione, che diamine, almeno una proposta per cercare di renderci visibili, per uscire dalle catacombe. Niente, solo appelli (
questo è l'ultimo, che io sappia) quasi inutili, che peraltro, ci scommetterei, sono firmati più o meno sempre dalle stesse persone.

Intendiamoci, io voglio bene a tutte queste persone, pur senza conoscerle, ma non so... a me non basta più, non mi serve stare davanti al pc a fare "terapia consolatoria di gruppo", per me non è più tempo di aspettare (cosa, poi?); ci manca una guida? Intanto facciamo vedere che ci siamo! Siamo pochi? Come facciamo a crescere se non facciamo niente? E poi, forse che moltiplicare siti e blog per dire sempre le stesse cose a -più o meno- sempre le stesse persone serve ad aumentare il numero dei laici consapevoli? Mi piacerebbe davvero avere a disposizione un qualche tipo di statistica su quanta eco e quanta efficacia hanno i siti 'laicisti' in Italia...

Inteso che se mi sbaglio sarò lietissimo, felicissimo di essere smentito, e dico davvero. Inteso che non voglio generalizzare, questa insopportabile "apatia laica" non tocca tutti, per fortuna. Inteso che capisco -perché riguarda anche me- che è oggettivamente difficile, a volte, trovare tempo e spazio per impegnarsi in una qualsivoglia iniziativa concreta.
Inteso tutto quello che ci pare... ma io non riesco più a farmi bastare di stare qui davanti a scribacchiare qualche commento indignato sul sito/blog di turno. Questo non vuol dire che non continuerò a farlo, ma... insomma, per quanto riguarda questo blog, ho bisogno di una pausa.

Per la cronaca: il blog "gemello"
Quasibaol, più personale e disimpegnato, invece andrà ancora avanti per un pò.

A rivederci, forse...
Felipe





lunedì 30 giugno 2008

Scene da un Pride



Siccome un'immagine -si suol dire- vale più di mille parole... ecco qualche immagine.



Ma neanche queste immagini rendono giustizia della "bellezza" della gente che c'era sabato, in piazza in una Bologna...



...soffocata dal caldo, e 'abbracciata' dal corteo, dicono 200.000 persone...



...(secondo la questura, ovviamente, mooolte di meno); ma i numeri non contano...



...visto il consueto velo censorio dell'informazione puttana italiana...



...che, come al solito, non si è accorta di niente. Un lungo, chiassoso, allegramente lugubre corteo...



...di 200.000 fantasmi, come un miraggio nel deserto. Fantasmi metaforici oggi...



...probabili fantasmi civili -o magari peggio- domani, 'cadaveri' in acconto del revival neofascista en vogue en Italie...



...o chissà, gli eroi che liberarono il Paese dal 'Nulla' Endeiano, dei quali raccontare un giorno a coloro che verranno e che saranno liberi.
Se vuole il dio che non c'é.

martedì 24 giugno 2008

ADOTTA UN LAICO!



Conoscete qualcuno che non si riconosce nella dottrina della Chiesa Cattolica, o di altre religioni, e non lo sa? Qualcuno che non ritiene che debbano essere dei presunti depositari di un messaggio divino a regolare la sua vita privata fin nei minimi dettagli ma non ritiene di dover alzare un dito per difenderla? Qualcuno che sogna che la religione esca dalla sfera pubblica e dalla politica attiva e torni in quella privata della spiritualità personale di ognuno, ferma restando la libertà di professarla, ma aspetta che sia qualcun altro a fare qualcosa?

ADOTTATELO!

Curate la sua apatia, portatelo a fare un giro virtuale nei siti/blogs/forums laici, fategli conoscere altri laici come lui, fategli conoscere le ragioni dei laici e della
laicità.
Spiegategli che la laicità è quello spazio in cui ciascuno può esprimere liberamente se stesso, la propria personalità e libertà nel rispetto e nel confronto quotidiano, pacifico e aperto, con quelle altrui, senza vedersi imporre niente da nessuno, e senza imporre a nessuno la propria visione del mondo, senza pretendere nulla che non sia il rispetto delle regole base di una civile convivenza (e all'uopo dovrebbe bastare la
Costituzione della Repubblica Italiana e la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

Spiegategli, e mostrategli, che solo il laico è autenticamente
liberale, che egli non vuole togliere nulla a nessuno ma -al contrario- estendere i diritti civili individuali a tutti, fermo restando la libertà di scelta, perché non si sente depositario di nessuna verità assoluta e non ha principi non negoziabili se non la propria libertà.
Spiegategli che la laicità non è un concetto astratto, astruso, metafisico, inutile, ma che garantisce la libertà di tutti, anche di quelli che non la vogliono perché preferiscono -legittimamente- affidarsi a un credo e a una filosofia di vita preconfezionata.

E poi spiegategli che è di vitale importanza la difesa della laicità, ma che questa non sa difendersi da sola; spiegategli quali rischi corre, oggi più che mai, la laicità e mostrategli che siamo noi a dover agire per non fare la fine di Cipputi:



che se non lo facciamo noi in prima persona nessun altro lo farà per noi.
Fate di egli un cittadino laico attivo, non più passivo: in modo che, "armato" di questi semplici, basilari e ragionevoli elementi, il 'vostro' laico possa andare per il mondo a difendere la propria libertà e quella di ogni altro individuo.

Adotta un laico!

Il laico, non sporca, mangia poco, fa i suoi bisogni da solo, non fa rumore... fa la sua porca figura messo nel salotto buono, il laico è affettuoso, fa compagnia, difende la casa; il laico consuma poco e tiene bene la strada, è comfortevole, ti guida dove vuoi; il laico è elegante, è moderno, fatto con materiali di prima qualità...

ADOTTA UN LAICO!


sur-real cocktail party - 3



Tu ci vai al Pride?
Al che?
Al Pride! Il Gay Pride!
Ah, quella pagliacciata...
Beh insomma...
Insomma che?
insomma...
...è una pagliacciata, una buffonata!
Però...
però un corno! Io non ho bisogno di quelle cose là...
Ma...
anche se sono gay. Ma li hai visti?
Chi?
Quelli che vanno al pride
Embé?
Tutti vestiti come delle zoccole il giorno di festa...
addirittura!
Tutti 'sti culi di fuori...
tutti...
...'ste zinne finte...
mica tanto finte...
sò finte! Prima non ce le avevano!
Prima de che?
Prima de diventà donne! che schifo...
ma dai, in fondo...
in fondo un corno!
...un corno...
sono nati maschi, che gli salta in mente all'improvviso di tagliarsi l'uccello?
Beh, forse...
mo perché ci hanno du' zinne finte...
eh?
...le devono fà vedé a tutti!
Ok, però...
e i travestiti?
quali?
Ahò, ma cce vedi?
si...
insomma, è carnevale, o siamo seri?
Che c'entra?
Che pensano di ottenere, così?
beh, non...
che poi tutti pensano che i gay sò tutti così!
si, ma...
io non sono così!
Ma guarda che...
ecco perché ce l'hanno sempre con noi!
Dici?
no no, grazie, io non sono come loro.
E come sei?
Io sò normale!
ah, beh!
Io sono maschio, non voglio diventà donna!
e chi ti obbliga?
non voglio il matrimonio gay, figuriamoci!
invece...
Dio li ha creati uomo e donna!
ah, vabbè...
e i bambini?
Quali?
Povere creature! Hanno bisogno di un papà e una mamma!
e chi glieli toglie?
e quando vanno a scuola?
che succede?
che lo pigliano in giro!
veramente anche...
tutte scuse! basta pagliacciate!
e allora non ci andare
e chi ci va? Io voglio...
ecco...
...una vita normale!
normale?
si, normale
ma...
anzi, sai che ti dico?
che mi dici?
mi sposo!
e con chi???
Con una donna, cribbio!
...
io voglio vive tranquillo!
Beh, tanti auguri...
-----------

Tu ci vai?
dove?
Al Pride, cazzo! di che stiamo parlando?
ah. Certo che ci vado.
dopo c'é una festa?
credo di si...
ci vengo anch'io.
ma... non dovevi sposarti?
Che c'entra? Quella è un'altra cosa!
Ho capito...
porta qualche preservativo, mi raccomando.

martedì 17 giugno 2008

Il futuro? E' alle nostre spalle...




E' incredibile come una donna ultraottantenne riesca a dire due cose terribilmente di buon senso e intelligenza sui diritti civili delle persone lgbt, e sui laici, a fronte di una generazione -quella attuale- che dovrebbe essere giovane, ma che -mediamente- è in realtà tremendamente più vecchia, moralista e grettamente chiusa nella sua paura.
Il Pride? Forse c'é bisogno di essere così provocatori; la Chiesa? La principale responsabile di questo clima di intolleranza.
Questa intervista è stata rilasciata a Daniele Guido Gessa per
E Polis.
Il futuro è alle nostre spalle...
F.



Io, una laica che crede nell'amore verso gli altri
«La politica? Un disastro. Troppe parole inutili e pochissima sostanza»

Meglio di Madonna e di Barbara Streisand. Più di Ornella Vanoni e di Mina. Vladimir Luxuria e Nichi Vendola? Nulla in confronto. La nuova icona dei gay italiani è, strano a dirsi, l’appena ottantaseienne Margherita Hack. Corteggiata a destra e a manca dalle associazioni per i diritti civili degli omosessuali, l’astrofisica più famosa d’Italia, e una delle più quotate al mondo, era candidata a essere, poi tutto è sfumato, la madrina del Gay Pride nazionale di Bologna. Città da dove, ospite d’onore alla rassegna cinematografica Biografilm Festival, fa sapere: «La prossima parata del 28 giugno sarà una ventata di libertà».

Ma Piume di struzzo e lustrini non rischiano di nuocere alla causa dei gay italiani? Gli eccessi non tendono a ghettizzare?

Forse è necessario che si sfoci nel ridicolo. Proprio per affermare i diritti legati all’appartenenza a una società. Ben venga, insomma, il Gay Pride. L’importante, per poter manifestare, è non fare violenza al prossimo. E gli omosessuali di male non ne fanno a nessuno.

Eppure già montano le prime polemiche. Dopo il Gay Pride a Roma la Chiesa è insorta. Famiglia Cristiana lo ha definito una "pagliacciata". E a Napoli lo stesso giorno hanno massacrato di botte due giovani omosessuali.

La Chiesa è la principale responsabile di questo clima. Si colpevolizza il dna dei gay così come, un tempo, si colpevolizzavano i bambini mancini. Le minoranze, in questa Italia, non hanno vita facile E tutto ciò, nel 2008, è praticamente assurdo.

La Chiesa appunto. E' possibile coniugare scienza e religione in questo mondo odierno?

Io l’ho sempre sostenuto. Dio è un’invenzione, una pura e semplice invenzione per spiegare con l’irrazionale quello che la scienza non riesce a spiegare. Ognuno, chiaramente, è libero di crederci, anche gli scienziati. Ma, mentre la logica scientifica è fatta di sperimentazione e osservazione, quella religiosa è un puro atto di fede, una scelta personale.

Qualcuno potrebbe offendersi per questa sua dichiarazione...

L’ingerenza della Chiesa è sempre stata priva di confini. Il Vaticano vuole e ha sempre voluto imporre la sua morale anche a chi non crede in Dio. Perché chi non ha fede deve essere obbligato a un’etica che non è la sua? Io sono convinta che, tuttavia, esista una morale valida per tutti, credenti e non. Ama il tuo prossimo come te stesso. E non fare agli altri quello che non vuoi che sia fatto a te.

Lei è stata una delle poche parlamentari, considerando anche gli onorevoli maschi, a lasciare la poltrona, nel 2006. E l'anno prima aveva rinunciato al posto di consigliere regionale in Lombardia. Si è pentita di quelle scelte?

Il mestiere del politico non fa per me, anche se ho sempre accettato le sfide che mi venivano proposte. Non mi sono assolutamente pentita di quelle mie decisioni. Ho avuto un’esperienza in Comune a Trieste, città in cui vivo, per un’alleanza di sinistra. Ed è stata un’esperienza drammatica. Discussioni infinite che duravano ore e ore. Troppe chiacchiere inutili. Tornavo a casa sempre alle due del mattino e, come si può immaginare, alla mia età non è molto consigliato fare troppo tardi.

Come valuta l'esclusione della sinistra estrema dal Parlamento italiano?

Una vera e propria tragedia, il frutto dell’enorme sbaglio di Veltroni a voler correre da solo. La sinistra dovrebbe imparare ad andare d’accordo, così come fanno dall’altra parte politica, dovrebbe imparare anche a essere più pratica e meno ideologica. Eppure, a sinistra, ci si è sempre divisi, fin dal 1945. Ma va detto: gli ideali dividono, i soldi e il potere, invece, uniscono.

Quali sono stati, allora, gli errori del partito democratico? Perché ha vinto Silvio Berlusconi?

Il Partito democratico non ha avuto il coraggio di battersi per i diritti di laicità. È stato fin troppo timido e sottomesso. Poi, ripeto, il più grosso errore è stato quello di escludere la sinistra estrema dalla coalizione. Forse speravano, così facendo, di guadagnare consensi al centr. Ma sicuramente hanno perso molti, moltissimi consensi a sinistra. Dall’altra parte, appunto, Silvio Berlusconi, che ha puntato tutto sulla sicurezza. Un venditore più bravo di Vanna Marchi, abilissimo nel comunicare e nel propagandare. Doti che a Veltroni mancano di sicuro.

giovedì 12 giugno 2008

Quanto ci piace chiacchierare!



(diceva Sabrina Ferilli in un noto spot di una compagnia telefonica di qualche tempo fa)

E' un pò (un bel pò) di mesi che giro per i siti/blog laici per proporre l'idea di una manifestazione unitaria nazionale (o qualche iniziativa simile, ma con tutti i possibili sviluppi) dei laici italiani, non vincolata ad un evento particolare o contingente, ma col fine espressamente dichiarato di manifestare la presenza dei laici nella vita civile e sociale del nostro Paese.
Laici ormai privi -e questo è tremendamente grave- di ogni rappresentanza in parlamento, dove tutti, pure gli ex comunisti, si dichiarano in qualche modo cattolici, simpatizzanti o interessati. Ormai essere cattolici è come avere la tessera sconti al supermercato, più compri -ovvero più fai il baciapile- più vantaggi hai -di carriera.
Il santopadre, il peggiore credo da qualche secolo a questa parte, ringrazia, e seguita ad armare i suoi seguaci contro di noi, ovvero contro l'altra metà circa del paese, quella laica, atea/agnostica, anticlericale ma anche "cattolica adulta". E' in atto una guerra di conquista, una guerra silenziosa, fraudolenta e vile -perché non dichiarata esplicitamente- contro il Paese tutto, la posta in gioco è la laicità: chi vince se la prende e ne fa quel che crede. Tirate voi le conclusioni.

E i laici italiani? Non pervenuti.
E, per tornare a noi, riscontri alle mie proposte? Zero! Sempre le stesse risposte: "ma siamo in pochi", "ma chi vuoi che ci segua", "non possiamo fare da soli", "aspettiamo tempi migliori" (migliooori?), "abbiamo tutti i nostri impegni" ecc.
E' vero che noi che gravitiamo essenzialmente intorno a
Resistenza Laica siamo quattro gatti, ma siamo anche -come dire- un campione statistico attendibile, credo e spero, dei laici più svegli e consci di ciò che sta accadendo in vaticalia, stando che il resto dei laici italiani dorme profondamente, è frastornato per la sconfitta elettorale, sta facendo i conti con il proprio vuoto di idee e la propria vigliaccheria, beh ecco, sta a noi 'quattro gatti' provare -almeno- a smuovere le acque.

La mia idea, per iniziare, era di trovarci il
XX settembre a Porta Pia, Roma, per cominciare a farci vedere, per dare una piccola speranza a chi non sa che si può ancora, malgrado tutto, essere laici in Italia; anzi, si deve, se non si vuole soccombere alla teocrazia montante. Insomma, una versione più estesa e partecipata del No Vat , per capirci. E' solo un'idea.
Saremmo pochi? E se -tanto per cambiare prospettiva- ce ne fregassimo se ci seguono in pochi? D'altra parte se nessuno comincia a mobilitarsi, non sapremo mai cosa potrebbe succedere... e poi mica dobbiamo fare la marcia su Roma! Non sono un megalomane, tengo a precisarlo, non penso di riuscire a replicare i -presunti- tre milioni di Cofferati, dico solo che finché continueremo ad essere -di fatto- invisibili, a nessuno verrà in mente di aggregarsi, di mobilitarsi.

In teoria abbiamo ancora tempo, magari iniziando a spargere la voce... o se non quest'anno anche il prossimo, io credo che gran parte delle associazioni laiche e libertarie (o almeno quelle più agguerrite) sarebbero d'accordo, ci servirebbe solo qualcuno che è avvezzo a organizzare 'ste cose. E magari -perché non si potrebbe provare, perché porsi dei limiti?- coinvolgere a vari livelli qualche personaggio famoso di provata 'fede laica', le facce famose sarebbero assai utili alla causa, farebbero 'audience civile'.
L'obiettivo finale è -a medio/lungo termine- quello di dimostrare a qualcuno di quelli che scaldano le poltrone in Parlamento che rappresentare le istanze dei laici è conveniente, che rende e frutta in termini di consenso elettorale (che quelli solo il linguaggio mercantile capiscono), perché c'é un vasto bacino di cittadini/elettori che -come dicevo in apertura- non è più rappresentata in Parlamento. Bisogna creare le condizioni per una azione di lobbing uguale e contraria a quella dei cattolici. Ecco perché dobbiamo mostrarci, uscire allo scoperto, alzare la voce.
Che se non ci aiutiamo da soli, nessuno lo farà.

L'alternativa è rassegnarsi, che vincerà la chiesa, anzi, ha già vinto, e ha vinto perché noi laici siamo "pochissimi, molto frammentati e con idee diverse fra noi", come m'ha risposto oggi uno su RL.
Io non ce la faccio più, e mi fa incazzare come una bestia che nessuno di quelli (e mi ci voglio mettere anche io, che in fondo sono solo un povero ignorante) nessuno di quelli che si indigna stando col culo sulla sedia davanti al pc poi è disposto a mettere il naso fuori dalla porta di casa!
Vabbé, senza generalizzare: quasi nessuno. Esclusi i movimenti femministi e militanti lgbt, guarda caso le categorie che subiscono la più grande pressione clericofascista in questo periodo: si, forse saremo noi a "salvare il mondo", ma siamo comunque troppo pochi. Siamo "pochissimi, molto frammentati e con idee diverse fra noi"...
E allora continuiamo ad esserlo, no? E' questo il messaggio? (ma poi chi l'ha detto che siamo pochi? semmai siamo tanti ma non consapevoli o -peggio- apatici)

Sapete che vi dico? Che questo blog, tutte queste 'iniziative' internettiane sono inutili, servono solo al nostro vittimismo, e magari al narcisismo di qualcuno, se non diventano qualcosa di più concreto e presto!
A che serve venire tutti qui sul web a parlare tra di noi, che tanto -chi più chi meno- siamo sempre d'accordo su tutto?
Aspettiamo ancora un pò, si, che poi un giorno arriva qualcuno e dichiara i siti 'non allineati' fuorilegge, così manco più conversazione potremo fare. (non ditemi che non è realistico, hanno già provato a fare qualcosa del genere
nella scorsa legislatura.)

A me non serve venire qui a piagnucolare mentre fuori il mondo va a puttane, non mi basta...

Bah, è proprio vero: ... quanto ci piace chiacchierare!
F.

mercoledì 11 giugno 2008

Bocca di rosa... evviva il sesso sopra ogni cosa!



Di Eleonora Gitto, da Resistenza Laica.

Bocca di rosa per il momento è salva.
Ma solo per il momento. L’emendamento al decreto legge sulla sicurezza, all’esame di Palazzo Madama, che qualificava le prostitute come “soggetti pericolosi per la sicurezza e la pubblica moralità” e per questa ragione prevedeva l’ immediato allontanamento dall’Italia, viene dirottato nel disegno di legge.

”Lo sconcio dello spettacolo di donne e uomini nudi per strada, magari davanti agli occhi dei bambini, e poi la mattina i preservativi per terra… Una vergogna che deve finire e che troverà soluzione nel ddl sulla sicurezza. Ora il mio emendamento passa dal decreto al disegno di legge, ma è un bene, perchè così si potrà approfondire l’argomento e trovare soluzioni definitive”.
Questo lo sbotto, quasi risentito, del presidente della commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli (An-Pdl) a conferma della decisione presa dal ministro Angelino Alfano e Roberto Maroni.

A quanto pare uno dei problemi “vitali” del nostro paese è diventata la prostituzione.
Tutti avanzano soluzioni drastiche atte a cancellare uno dei mestieri più antichi del mondo, avendo tutti la consapevolezza piena che questa è una mission impossibile.
Se invece di essere in Italia fossimo in uno Stato completamente laico e tollerante, la cosa verrebbe risolta con soluzioni razionali, come quelle olandesi e tedesche. Ma ci troviamo in Italia, in uno Stato sempre meno laico sotto il crescente influsso confessionale. Uno Stato, in cui, tra l’altro, non c’è mai stata una propensione a trattare con lucidità temi a carattere sessuale.

Quello che sta succedendo lascia presagire la possibilità che si arrivi ad una “regolamentazione” ispirata da una parte da principi xenofobi, dall’altra da personalissimi principi morali, per lo più di stampo cattolico.
Sorvoliamo sul fatto che la legge italiana non annovera fra i reati quello della prostituzione e il ricorso al Tar vinto da una giovane prostituta del Comune di Lonate Pozzolo ne dà conferma. Il Tar ha infatti sentenziato che “L’esercizio della prostituzione non è di sè attività delittuosa”.

Ma l’idea di dare il famoso “foglio di via” ad una prostituta rimanda al tema dell’intolleranza. Se si considerasse la prostituzione come un lavoro e la si regolamentasse come tale, la questione “prostitute straniere” si ridurrebbe alla concessione del permesso di soggiorno per lavoro.
Le prostitute sono “soggetti pericolosi per la sicurezza e la pubblica moralità”, così recitava l’emendamento. Soggetti pericolosi per chi? La questione “prostituzione straniera” è davvero una questione di ordine pubblico, ovvero di criminalità? L’aspetto criminale è così prevalente da giustificare una generalizzata politica unicamente repressiva?
Questo lavoro mette a rischio solo l’incolumità delle prostitute stesse. Il vero problema da combattere è il fenomeno della prostituzione coatta: eliminare lo schiavismo, mettere gli sfruttatori in condizioni di non nuocere sia direttamente sia indirettamente alle prostitute: è su questo che bisognerebbe porre l’accento.

Invece, siamo in Italia, per cui la prostituta è un pericolo per la sicurezza e la “pubblica moralità”. Così Gianni Alemanno, il sindaco di Roma, si affretta a pontificare: “La prostituzione in strada deve essere considerata un reato”.E, non contento, continua “Se una povera disgraziata ha deciso di rovinarsi la vita facendo la prostituta, si affitti un appartamento e faccia quello che vuole…”.
Il che significa un bel balzo indietro nel tempo di oltre 50 anni. Si torna alla situazione pre-Merlin, cioè, alla riapertura dei bordelli.
Non si parla più di regolamentare o di prostituzione autoregolamentata, perché, oggi, diventa fondamentale che la donna non si venda seminuda in strada, a tutte le ore del giorno e della notte, mettendo in imbarazzo le caste famiglie borghesi: diventa questo il motivo per cui la prostituzione “Deve tornare a essere un reato”, come afferma Alemanno.

Ma la prostituzione può essere davvero considerata un reato?
E qui si torna a quella “pseudo morale” tutta cattolica per cui le uniche vere colpe sono quelle che riguardano la sfera del sesso. Rubare, mentire, corrompere, violare qualsiasi regola della società umana sono colpe veniali, salvo che si tratti di sesso. E avere un rapporto sessuale mercenario diventa gravissimo.
Certo qualcuno potrà obiettare che catechismi, bolle ed encicliche sottolineano la gravità degli altri peccati, ma nei fatti e nei comportamenti della gerarchia cattolica così come dei suoi fedeli seguaci, risulta evidentissimo che il sesso e solo il sesso è il “peccato” per eccellenza.
La prostituzione, di conseguenza, viene considerata come un’attività estremamente immorale e degradante.
Questa visione del sesso come una cosa sporca e peccaminosa, non riconosciuto come bisogno fisiologico al pari del bere, del mangiare del respirare, questo modo di proibire qualunque modalità di espressione di tale esigenza che non sia l’attività sessuale con il coniuge legale, purché principalmente finalizzata alla riproduzione, paradossalmente, rende ancora più necessario e indispensabile il ruolo della prostituta.
E non solo per il richiamo irresistibile del “piacere del proibito”. Sono spesso, e soprattutto, i fedeli che ricorrono alle prostitute.
Se non sono ancora sposati non possono praticare legalmente il sesso con le fidanzate, perché queste, invocando una giustificazione religiosa, si rendono indisponibili. Gli uomini sposati, a loro volta, evidentemente trovano difficoltà anche nell’ambito della vita di coppia legalizzata, perché rapporti orali o altre pratiche finalizzate solo al piacere non possono essere chieste alla “casta” madre dei loro figli e tra l’altro, non sono autorizzati a fare sesso se non per avere figli. L’autentico devoto, poi, non cerca avventure fuori la coppia perché anche questo è “peccato
Ma su questi peccatori, pentiti subito dopo l’orgasmo, alla ricerca di assoluzione (almeno fino alla prossima “trasgressiva” scappatella), il Vaticano, non si accontenta di porre la mano del perdono divino, ma invoca anche norme punitive.
Anche i clienti delle prostitute per la chiesa finiscono per alimentare indirettamente il “mercato del sesso” e dunque il racket della prostituzione.
Il documento conclusivo del convegno sulla prostituzione organizzato dal Pontificio Consiglio dei Migranti ed Itineranti, parla chiaro. Gli esperti cattolici, missionari, sacerdoti, vescovi, suore, psicologi, chiamati dal cardinale Fumio Hamao ad analizzare a 360 gradi il fenomeno, in un passo del testo scrivono: “Il cliente deve ricevere qualcosa di più di una condanna sociale ed affrontare il pieno rigore della legge“.
Gli esponenti cattolici si mostrano orgogliosi delle loro iniziative contro i clienti delle prostitute.

Ma anche questa non è altro che un’ulteriore prova della loro ossessione per il sesso. Un’ossessione costante che ha portato la Chiesa all’eliminazione di tutte le donne che padroneggiavano l’energia sessuale-spirituale, come le donne di potere dei culti della Madre Terra che furono sterminate con l’accusa di essere streghe.
Un’ossessione che denuncia, ove mai ve ne fosse bisogno, la grave responsabilità che la chiesa ha avuto e continua ad avere nei processi sociali e politici praticando una religione ultra maschilista, che attraverso i Vangeli, ha fondato il principio che la donna può essere legittimata ad esistere o acquisire dignità solo come essere spirituale e soltanto se asessuata, come la Madonna, vergine, oppure se devotamente al servizio di un maschio-marito.
Una donna alla quale è concesso di compiere un percorso spirituale, ma solo nella castità perché solo così evita di esercitare il potere sessuale, e soltanto in ruoli subalterni e lontano dall’esercizio di rituali sacri.
E se a questo aggiungiamo che chi si rivolge ad una prostituta può essere diversamente abile, con problemi fisici o psicologici che possono impedire, nella pratica, di avere quei momenti di gioia di cui, con diritto, godono gli altri esseri umani, la professione della prostituta assume un aspetto caritatevole; se si tiene conto del fatto che in genere ciò accomuna molti clienti delle prostitute è una forma di debolezza, che impedisce loro di praticare il sesso in forma non mercenaria, si capisce bene che perseguire prostitute e clienti significa mostrare nessuna “compassione” e colpire persone già deboli è sempre un atteggiamento vile e spregevole che non ha nulla di “cristiano”.

Quale sia la motivazione che spinge una donna ad intraprendere questa strada, se lo fa per libera scelta, non fa altro che esercitare un suo diritto.
Di cosa può essere ritenuta colpevole? Mette a disposizione il suo corpo in cambio di denaro. E allora? Lo scienziato mette a disposizione il suo cervello per danaro.
L’operaio le sue braccia, il chirurgo le sue mani. Facciamo i razzisti con le parti del corpo? E se si controbatte che le parti utilizzate dalla prostituta per esercitare la sua professione sono le parti cosiddette intime, cosa c’è di più intimo e privato di un cervello?
E chi prende mazzette, chi si inchina ai potenti, chi bacia gli anelli in segno di sottomissione non si prostituisce?
Chi chiede favori ed intercessioni, chi assume sempre una posizione a 90° nella vita per fare carriera è meno colpevole di una prostituta che lavora onestamente con il suo corpo?
Ai sessuofobi della chiesa bisognerebbe spiegare che in base ai basilari principi dell’etica una persona non può essere trattata come un mezzo e non è una cosa.
Non è immorale fornire prestazioni sessuali è immorale lo sfruttamento, la violenza.

Una donna o un uomo, perché esiste anche una prostituzione maschile, che si concede per denaro ma in assenza di costrizioni e di violenza, sceglie di farlo esercitando il diritto all’autodeterminazione.
Si tratta di una questione privata tra lei/lui e il cliente e come tale va rispettata.
Il fenomeno della prostituzione non necessita di misure coercitive ma solo di una regolamentazione atta a dare dignità a questo lavoro e a chi lo esercita, a tutelare la vita delle lavoratrici e a combattere lo sfruttamento e la tratta delle donne.
Concentrare l’attenzione sulla “immoralità” del fenomeno della prostituzione e sui clienti proponendo soluzioni non ponderate e razionali e, perciò, non finalizzate a risolvere il problema ma a far passare per “cosa buona e giusta” un confessionale perbenismo sessuofobico è solo l’ennesima prova che la chiesa, se trova la classe politica giusta, può affermare il suo potere. Ed è questo il solo vero “pericolo pubblico” da scongiurare e combattere.

Donni e Uome



Alla facciaccia della misera, triste ristrettezza di vedute di santamadrechiesa sulla sessualità, che rifiuta di rendersi conto che il mondo cambia (grazie a dio, mi verrebbe da dire, se non suonasse troppo sarcastico...), ecco un'altra puntuale analisi sull'evoluzione della sessualità contemporanea.
Perché la chiesa si ostina a rifiutare ogni forma di affettività, prima ancora che sessualità, che non sia la solita 'famiglia tradizionale'?
Non riesco a immaginarlo...
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Una ricerca dimostra che i ruoli sessuali sono cambiati, i generi sono sempre più vicini. E che il coito stanca (ma la tenerezza no).

L’amore si fa in quattro: due corpi biologici (maschio e femmina) seguono il drive evolutivo alla riproduzione (consegnare i propri geni al futuro), mentre due individui (uomo e donna), elaborati dalla cultura nella mente e nel corpo, cercano di ottenere il controllo dei primi due. A stento, dato che, nella nostra società postmoderna, si è consolidata l’asimmetria tra riproduzione e sesso, simile alla differenza che intercorre tra alimentazione e gastronomia, o tra emissione di vocalismi e canto. Il guaio è che, in Occidente, uomini e donne cominciano a fare confusione tra la stanza dei bottoni e quella da letto. È una questione di modelli. Un tempo era tutto chiaro: Marte amava Venere, facendo cornuto il deforme Efesto (Odissea, VIII, 266-366); nel frattempo il bell’Apollo inseguiva le ninfe e, al momento topico, non combinava niente. Mercurio faceva l’accompagnatore di anime morte, portando avanti le fantasie erotiche. Le Dee, per pudore, non stavano a guardare. Oggi, rispetto ai tempi di Omero, sono saltate le distinzioni binarie. Per quanto riguarda il sesso, gli italiani sono diventati donni e/o uome. Così pare nell’analisi condotta dall’Istituto GPF per Pfeizer, Gli Italiani e la sessualità (2007), dove si incontrano strani soggetti sessuali. “La prima macroevidenza dell’indagine è l’allineamento delle risposte di uomini e donne sulla maggior parte degli indicatori. Il dato rivela l’avvicinamento dei generi, fondato su un processo di revisione dei ruoli sessuali”. Come direbbe Simone de Beauvoir: «Essere donna vuol dire essere un uomo come un altro ». Con plauso delle donne, la pubblicità espone il corpo maschile nudo. Ottimo risultato, come quello che ha consentito alle donne di fare il soldato e ammazzare bambini. D’altra parte, “i pubblicitari sono mercanti di sabbia che lavorano per l’espansione del deserto” (Gruppo Marcuse, 2006).

Ancora la ricerca GPF: “Gli uomini sono oggi più disposti a parlare della propria sessualità e dei problemi a essa legati e si mostrano più propensi a risolvere eventuali forme di disagio con un approccio che coniughi l’esigenza di trovare comprensione e ascolto, e la sicurezza data da una prospettiva di supporto medicale”. I sondaggi, si sa, contengono essenzialmente narrazioni di sé, di come vorremmo essere e non di come si è. Freud non interpretava i sogni, ma analizzava come essi venissero narrati, parola per parola. È così che andrebbero letti i sondaggi. A quanto pare, l’italiano di oggi è fautore della coppia d’amore (per il 76,6% degli uomini e l’85,6% delle donne, “non è possibile avere rapporti sessuali soddisfacenti senza coinvolgimento affettivo”). L’uomo si immagina tenero con le donne, ma sicuro della sua “durezza farmaceutica” sotto la cintura.
Dato che quest’ultima la si risolve in qualche modo, esiste la pillola della tenerezza? Come scriveva Hemingway: “Per resistere bisogna durare”. Il 77% degli italiani tra i 18-74 anni (34 milioni di individui) dichiara di avere una relazione sentimentale. Tra costoro, il 60% dichiara di essere molto soddisfatto della sfera sessuale, attribuendosi un voto da 8 a 10, dato trasversale al genere (61% uomini e 59% donne). Il mito starebbe in piedi, se non ci fossero lo sterminato numero di prostitute, la pedofilia, le violenze, il voyeurismo, la pornografia su Internet. Forse è questo il punto: la soddisfazione sessuale di uomini e donne è rediretta verso obiettivi complessi.

A tale proposito stiamo assistendo a una serie di trasformazioni comportamentali nella sfera della sessualità che mostrano un’inversione dei caratteri sessuali secondari. Il fenomeno, come sempre nell’immaginario, coinvolge più il corpo femminile che non quello maschile. Il sesso non è più considerato quello che si attiva verso i genitali (caratteri sessuali primari), ma quello che gestisce quelli secondari (sederi, seni, piedi, labbra, ombelico, schiena, capelli, muscoli e lunghezza del pene per gli uomini ecc.). Questo è il regno della leggerezza e della tenerezza, come insegna il latin lover. Il sesso primario è sangue e sudore; quello secondario è l’elogio dell’impermanenza. Ecco perché è area di mercato. La tenerezza non lascia conseguenze, il coito sì. La tenerezza si ricompra all’infinito. Il coito stanca. Va allora riconsiderata la soddisfazione sessuale: si rivolge al sesso primario o a quello secondario? Credo che oggi gli italiani siano molto soddisfatti per questa seconda, nuova, forma di sesso legata ai caratteri secondari: gli uomini sono tutti guardoni e abili nella mano morta; le donne sono diventate esibizioniste (al punto che così è rappresentata, con tanto di impermeabile aperto, una vecchietta di una pubblicità telefonica). Una bella soddisfazione.
A proposito: gli uomini in media dichiarano un livello di soddisfazione più alto correlato al desiderio di aumento delle prestazioni, in termini di frequenza e di durata. Interrogati sul desiderio di avere successivamente a un primo un secondo rapporto sessuale, il 18,1% degli intervistati risponde “sempre” o “spesso” contro il 47,6% che si divide tra “raramente” e “mai”. Sensibili differenze tra le risposte di uomini e donne; per i primi il “sempre” o “spesso” raggiunge il 23,5% contro il 12,7% delle donne; il “raramente” o “mai” si attesta al 38,9% contro il 56,3% delle donne. Che fine ha fatto il mito dell’orgasmo femminile mai raggiunto a causa della velocità maschile? Pare di vederle le donne: «Cara, lo facciamo ancora?»; «Oppercarità, no!».

La sessualità secondaria appare protagonista della re-genderization, la riappropriazione del genere femminile tra le giovanissime. “Nella borsetta devono esserci: gomma da masticare, lucidalabbra, fermaglio per capelli, piegaciglia”: si tratta di indicazioni date, per iscritto (in un libro legato al cartone animato Trollz), a bambine di quattro anni. L’immaginario popolare di veline perverse, trascurato dalle élite intellettuali, decide cosa comprare, sognare. E a quali modelli le “nuove donne” devono conformarsi. La risposta maschile è stata semplicemente un lungo sguardo libidinoso a quello che Ariel Levy chiama raunch, la diffusione di ciò che un tempo era ai limiti della pornografia: mutande in vista, spogliarello continuo, lap dance (ho visto una ragazzina in tram accennarne i passi), labbroni e tettone da puttana. Nello Studio sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza (Eurispes, 2007, intervistate 1950 persone tra gli 11 e i 18 anni), si scopre che il 57,2% “non l’ha ancora fatto” (2005, 64%); la maggior parte dei ragazzi fa sesso tra i 15 e i 17 anni; il 4% tra gli 11 e i 13 anni.
Con il sesso le ragazzine scelgono l’amore (58% rispetto al 13,5% dei maschi). Potrebbe però essere un atteggiamento legato allo stereotipo femminile che spinge a giustificare coi sentimenti il desiderio sessuale. Una ragazza mi ha detto che imparava a baciare guardando i telefilm. Auguri: e il resto? La pornografia su Internet è visitata dai ragazzini: maschi 17,7%, femmine 14%. I maschi si eccitano, le ragazze imparano. Qual è il contraltare maschile delle fatine Winx? Kafka scriveva: «Uno degli strumenti del male è il dialogo». Gli italiani la pensano diversamente: per il 90,4% “è importante parlare di sessualità con il partner” (ricerca GPF). Eguale percentuale, condivisa da uomini e donne, ritiene che “l’uomo, oggi, per sedurre una donna deve saper parlare con lei e ascoltarla”. Sedurre? A quanto pare il nuovo uomo italiano è un incrocio tra Valentino Rossi (neotenico, occhioni grandi e azzurri, testa tonda e ricciuta) e George Clooney (tenebroso, ma non pericoloso; intento, con il capo reclinato e lo sguardo tenero, ad ascoltare le donzelle). Donne, dopo il fattaccio provate a chiedere a Clooney cosa avete detto, e vediamo se si ricorda qualcosa. Per quel che mi riguarda, rimango ancorato al modello John Wayne. Dopo mesi di avventure, torno a casa sul cavallo sfiancato, i sopraccigli all’ingiù, stracco. Nella cartucciera, magari, ho una pillola blu (non si sa mai). Entro e non dico niente alla donna che mi attende. Non mi va di mentire per un amplesso. D’altra parte, gli eroi sono a perdere.
Mentre sono intenti a morire, le loro donne si accoppiano con i codardi rimasti a casa.

(da http://dweb.repubblica.it/home)

lunedì 9 giugno 2008

Dacci oggi il nostro Pride quotidiano...



A leggere le cronache del giorno dopo, m'é venuta alla mente la folgorante battuta di Gianni Ippoliti che, inviato per una trasmissione televisiva in uno stadio di calcio completamente vuoto, disse: "eccomi, come vedete sono uno, ma secondo la questura sono meno di uno".
Sabato a Roma non eravano certo 500 mila come sbandierato dagli organizzatori, ma a occhio direi che almeno (almeno) 15.000 persone c'erano tutte. Sommate a quelle presenti contemporaneamente a Milano, direi che è un buon numero.
E' inutile dilungarsi sull'utilità o meno del Pride, ma siccome ogni volta che qualcuno scende in piazza si dice sempre "il governo adesso non può ignorarci", oppure "tutta questa partecipazione pretende una risposta", sottinteso da parte delle istituzioni, del governo o di chicchessia, mi piacerebbe davvero che qualcuno la faccia finita di ignorarci, alla fine di questo mese di Pride in giro per l'Italia.
Ma so bene che questo -ignorarci- è esattamente quello che faranno.

Ciononostante è stato bello esserci, ieri, essere tra gente che non si nasconde, una volta tanto, che è se stessa in atteggiamento positivo, grande gioia, allegria e una sana, sanissima incazzatura, rabbia positiva, consapevolezza della dignità della propria persona, della giustezza delle proprie rivendicazioni; pronti -si spera- a fare Resistenza in un periodo particolarmente buio e difficile.

Da adesso in poi, come singoli cittadini si tratta di continuare a lottare ogni santo giorno nel contesto quotidiano: casa, lavoro, amicizie eccetera; si tratta di smettere di calpestare la nostra dignità solo per compiacere l'omofobo di turno. Prossimo appuntamento (per quanto mi riguarda): Bologna!
Dacci oggi il nostro Pride quotidiano...
F.










venerdì 6 giugno 2008

Gay Pride, l'ultima manifestazione LAICA...



Qualunque cosa ne possiamo pensare, il Pride è l'ultima grande manifestazione LAICA che c'é rimasta, non c'é nient'altro, nessun'altra occasione per i laici italiani per dimostrare che esistono e per rivendicare i loro diritti e le loro istanze: netta separazione tra Stato e Chiesa (sta scritto nella Costituzione), fine dell'influenza nefasta di un certo tipo di cattolicesimo sulla politica e sulla società, con tutto quel che ne consegue. Mai come in questo caso gli interessi di una minoranza -il popolo lgbt- coincidono con quelli della nazione intera. Dai cattolici 'da sbarco', quelli 'armati' dal Vaticano, non possiamo aspettarci niente se non la solita arroganza, dai laici invece dovremmo aspettarci una partecipazione massiccia, in assenza di altre iniziative della stessa portata. L'ho chiesto più volte: riusciranno prima o poi i "bei laici addromentati" a risvegliarsi, che 'noi' (gay, femministe, atei...) li stiamo baciando da un pezzo?

Domani Gay Pride a Milano e a Roma; qui, la sceneggiata della piazza finale del corteo si è conclusa come al solito, con la vittoria dei
"mandanti" occulti: due preti che cantano in processione e il questore che capitola e nega il permesso concesso due mesi fa. Poco male: ci si ritroverà tutti a piazza Navona, quella del
"coraggio laico".

Un articolo della sempre ottima Tiziana Ficacci e di
NoGod:
6/06/08 - Pierluigi da Palestrina batte i Village People 1 a 0. Complice un arbitro venduto: la Questura di Roma. Annullato il permesso già concordato e sottoscritto per concludere il Gay Pride romano in Piazza San Giovanni con la scusa che la manifestazione nella piazza avrebbe disturbato l'esecuzione di musiche sacre nella Basilica. Ma la vera ragione è che i preti oggi, con Berlusconi e le destre bigotte al governo, possono ottenere qualsiasi cosa da qualsiasi organo di potere dello Stato. Anche un figuraccia come quella che ha contraddistinto oggi la Questura, diventata organo di polizia del Vaticano, il quale estende così la sua giurisdizione statuale anche sulla Piazza oltre che sulla Basilica. I confini fisici del Vaticano si allargano sempre di più e fra poco ingloberanno l'intero territorio nazionale che è ormai a tutti gli effetti, anche per la polizia, un Vicereame del Papa Re. Ed ecco il pensiero di Tiziana Ficacci sul caso Gay Pride.

6/6/08 – La culla del diritto. Grave sconfitta per il gay pride romano di domani che si concluderà a piazza Navona. La vicenda è nota: gli organizzatori della sfilata avevano ottenuto già da due mesi il permesso per sfociare, dopo un breve corteo, a piazza San Giovanni. Retromarcia della questura a manifesti già stampati e affissi in città perché nelle stesse ore all’interno della basilica c’è un concerto a conclusione di un convegno dell’Università Lateranense. La spiegazione non tiene, anzi denuncia un grave pregiudizio da parte della autorità preposta, che si premura di non mischiare il sacro col profano. E questo non gli compete perché la questura ha il compito di vigilare sull’ordine pubblico, e, a memoria d’uomo (e di donna) mai un gay pride ha creato problemi di ordine pubblico. Grave, gravissimo anzi, che il ministero dell’Interno non sia intervenuto a bloccare questa censura che, di fatto, emette un giudizio amministrativo sul gay pride. Ricordiamo che nel 2000, anno del giubileo cattolico, un simile tentativo di censura venne ventilato dalla Santa Sede che riteneva dissacrante che le vie della città potessero essere solcate da omosessuali provenienti da tutto il mondo. In quel caso il ministro dell’Interno Amato oppose alle pretese del Vaticano la Costituzione italiana che sancisce il diritto di manifestare liberamente e pacificamente. E se a questo aggiungiamo l’inopportuna questione del reato di immigrazione abbiamo fatto tombola. Una norma fatta per soddisfare la parte più frustrata e rissosa dell’elettorato di destra e che, nei fatti, sarà irrealizzabile. Ma che serve a sporcare ancora di più l’immagine del nostro paese, mostrandoci al resto del mondo come xenofobi e razzisti (non lo siamo proprio tutti).
Tiziana Ficacci


Io ho già detto come la penso. Buon Pride romano (e milanese) a chi ci sarà.
F.

Whites only



Apartheid: autobus, anticamera dell'espulsione. Rastrellamenti, soggetti pericolosi e la morale pubblica.
dal blog Femminismo a sud.

Saprete tutt* che è in corso un dibattito abbastanza deprimente sulla questione del reato di immigrazione clandestina. L'aggiornamento sta al fatto che stanno definendo per legge chi è un soggetto pericoloso e dunque da espellere e chi no: le prostitute starebbero nella prima categoria, al pari degli sfruttatori e di chi compie traffici illeciti. Anzi si dice di più: secondo la proposta, deve essere considerato soggetto pericoloso per "sicurezza" e "moralità" chi vive "del provento della propria prostituzione e venga colto nel palese esercizio di detta attività". Ritorna dunque il fantasma della offesa alla morale pubblica che decapita prostitute, gay senza giacca e cravatta al pride e donne che fanno sesso senza fini riproduttivi.

Circa le sex workers è comunque da capire in che senso siano pericolose la "sicurezza" e per chi o cosa. In una nazione in cui la prostituzione non è un reato c'e' da sapere se questa sterzata serva a cominciare a mettere alla sbarra tutte le sex workers o se invece c'e' la conferma di una ulteriore legge razziale che classifica la gravità delle azioni in modo diverso se a compierle sono persone straniere o italiane. Insomma: una sex workers italiana è un soggetto pericoloso? Lo è solo quella straniera? Quale sarebbe la differenza? Forse che la prestazione sessuale assume un livello di pericolosità differente se ad elargirla è una straniera? E quali saranno i segnali piazzati in strada: "Qui prostitute pericolose"? Ma, pericolose in che senso?

Nel frattempo sulla pelle delle persone avviene un'altra cosa gravissima che è partita da Milano, accaduta anche a Bologna e ora denunciata a Torino. Vigili e polizia pattugliano gli autobus per selezionare i passeggeri buoni e quelli cattivi. Cercano stranieri, li trovano, rastrellano e li deportano nei cpt. Io continuo a definirlo apartheid. Voi come lo chiamereste? Solo oggi sappiamo che una ragazzina marocchina di quattordici anni è stata stuprata da un italiano, ma lui non lo deporterà nessuno. Ecco il comunicato dell'associazione Almaterra che denuncia quanto accaduto su un autobus...

(seguito e links qui)